L’Italia è malata di “lenta crescita”
Il centro studi di Confindustria presenta il rapporto sugli "scenari economici". Sul fronte della ripresa il nostro paese "delude"
Per tornare alla situazione economica che precedeva la crisi si dovrà aspettare almeno fino al 2015. Sul fronte della ripresa, si legge nel rapporto "Scenari Economici" del Centro studi di Confindustria, l’Italia "delude". È la sintesi del duro giudizio espresso dagli economisti che hanno analizzato la performance economica del nostro paese e ha concluso che "la malattia della lenta crescita non è mai stata vinta". Le stime prevedono una crescita del Pil che si fermerà al +1 % nel 2010 (rivisto dal +1,2%) e al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%).
"La frenata estiva e autunnale – si legge nel documento – è stata decisamente più netta dell’atteso e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non è mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare". Il rapporto snocciola inoltre i dati più significativi sulla crisi, come quelli relativi al mercato del lavoro: dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 540mila unità. Il centro studi di Confindustria stima inoltre che il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011", con un calo atteso dello 0,4%. Il tasso di disoccupazione toccherà il 9% nel quarto trimestre 2011, e "inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012". Il numero dei disoccupati è ad ottobre 2010 (2,167 milioni) "più del doppio rispetto ad aprile 2007".
Gli studiosi precisano che "non si ritornerà sui valori pre recessivi che nella primavera del 2015. Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l’Italia dovrebbe procedere d’ora in poi ad almeno il 2% annuo". Un obiettivo "raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi". Ma "per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti".
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