La protesta dei camici fuori dall’Insubria

Contro la riforma Gelmini anche i ricercatori di Busto, con un altro gesto simbolico

I tagli, si sa, non piacciono a nessuno. Meno che mai a ricercatori e docenti dell’Università dell’Insubria: quelli "di base" a Busto Arsizio hanno a modo loro "dimostrato" appendendo dei camici ai cancelli del Molini Marzoli. "NO al ddl Gelmini", firmato Docenti dell’Insubria: "Una protesta dei professori eccellenti, almeno secondo i criteri internazionali di valutazione" osserva chi ci ha inoltrato l’immagine.

Se oggi c’è fibrillazione per il voto parlamentare sul "pacchetti" di provvedimenti che impatteranno sull’università, già un mese fa la situazione era al calor rosso e presso il dipartimento di biologia sperimentale dell’Uninsubria di Busto si era arrivati allo sciopero e alla protesta manifesti funebri in mano dopo l’ennesima offesa piovuta "dall’alto" sul mondo universitario. Secondo quanto riferiva in quei giorni il professore associato Mauro Fasano del laboratorio di Biochimica e Proteomica, la situazione era tale che se un progetto costa sui 50 mila euro dall’università ne arrivano circa 2.500, il resto va recuperato dalla generosità privata: associazioni, fondazioni, eventualmente Telethon. È così che ricerche complesse e costose su neuroscienze e tumori, che hanno portato fra l’altro a scoprire i "marcatori" della malattia di Parkinson, vengono trattate in tempi di vacche più magre che mai. Con il ddl Gelmini tra l’altro non si potranno più assumere ricercatori: prevalgono infatti forme contrattuali a progetto, e viene posto un limite al numero dei precari. Cosa in sè, a leggerla, positiva: ma non vuole affatto dire che le università possano avere le risorse per assumere e regolarizzare. Che con la riforma si voglia favorire la stabilizzazione dei precari, o anche solo lottare contro il baronaggio, è tesi che all’Insubria, come in gran parte del mondo universitario in fibrillazione, non sembra aver raccolto grandi consensi. Nè fra i docenti, nè fra gli studenti, già preoccupati per possibili riflessi suelle rette universitarie.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2010
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