Peppino Impastato, un “maestro” da ricordare

All'uomo dei "Cento passi" è stata dedicata con una targa e uno spettacolo dei gruppi del centro psicosociale dell'ospedale la sala ragazzi della biblitoteca civica. "C'è bisogno di maestri e figure ispiratrici"

Peppino Impastato, l’uomo dei "Cento Passi", morto ammazzato di mafia dopo aver combattutto la cultura mafiosa, e a viso aperto il potente boss Tano Badalamenti, oltre che siciliano da oggi è anche un po’ bustocco. Nel pomeriggio di sabato si è tenuta in biblioteca la formale intitolazione della sala ragazzi, con la scopertura dell’apposita targa. È il primo passo di un percorso legati ai personaggi pubblici in quanto "maestri" ed esempi, nella professione o nella vita, che l’amministrazione comunale ha voluto avviare accogliendo, nel caso di Impastato, un invito che veniva da lontano: da Rifondazione Comunista, tramite il suo consigliere Antonello Corrado. Poi uscito dal partito, ma presente oggi all’iniziativa. Come presente era ovviamente il sindaco Gigi Farioli, sempre "maestro di cerimonie" e oratore ispirato nel lodare i caratteri migliori della città: come lo erano gli assessori Fantinati, alla cultura, che ricordava appunto la necessità di figure ispiratrici, in ogni campo, di cui questo inizio di millennio sconta un po’ la mancanza, o la dimenticanza, e Fazio, alla sicurezza. Quel Fazio che della mafia conosce il volto stragista e assassino: tra le vittime della stagione di sangue dei Corleonesi vi fu anche il suo prozio, il giudice Cesare Terranova.

Per l’intitolazione odierna, cui non poteva mancare la direttrice della biblioteca, Loredana Vaccani, prima della scopertura della targa si è tenuto un recital con i gruppi del Centro Psico Sociale dell’ospedale di Busto (che afferisce all’unità operativa di Psichiatria diretta da Franca Molteni, anche direttore del Dipartimento Aziendale Salute Mentale), guidati da Ornella Gobbi ed Elis Ferracini, che proponevano un reading di testi vari dedicati a Impastato. Tra questi il il brano ”I cento passi” dei Modena City Ramblers, il discorso trasmesso da Radio Aut, la radio libera di Impastato, la notte della sua morte e un testo liberamente tratto da “Felicia”, un articolo scritto da Roberto Saviano nel 2004 in occasione della morte della madre di Impastato, che così si chiamava e che ha passato vent’anni a chiedere giustizia per il figlio, prima che cinema e tribunali rendessero un degno omaggio a Peppino, la cui morte, archiviata come suicidio da carabinieri e magistratura concordi, c’era anche il biglietto d’addio… (Peppino morì sui binari dilaniato con il tritolo!), era stata del tutto oscurata persino sulla stampa locale dal tragico assassinio di Aldo Moro.
In biblioteca si espone anche una mostra di libri e documenti del patrimonio della biblioteca sul tema della lotta alla mafia. Gli eventi proseguono poi stasera con la proiezione, alle 21 nella sala conferenze museo del Tessile, del film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Tony Sperandeo, Paolo Briguglia (Italia, 2000). U film che a milioni di italiani ha fatto scoprire la forza di questo siciliano dall’animo schietto, cresciuto in una famiglia e in un paese segnati dalla mafiosità, e che a quel sistema si è rivoltato. Non a caso è stato ricordato con l’impegno del gruppo psicosociale, lui che si scoprì improvvisamente sano di mente in una società malata. E col tempo sta rendendo contagiosa quella sua sanità. Lo spettacolo proposto in biblioteca nasceva infatti all’interno dei gruppi riabilitativi a carattere espressivo: come spiegava l’educatrice Sara Boninsegna, è infatti importante anche questo strumento, in questo caso utilizzato per una riflessione importante su temi sociali.
Un modo insomma di dar voce ad un disagio, che non è solo di soffre di problemi mentali. È di un’intera società che con il malaffare mafioso ha un rapporto ancora ambiguo e irrisolto. Al sud come a a nord.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Dicembre 2010
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