Scuole superiori tra orientamento e “licealizzazione”

Convegno nazionale di AlmaDiploma all'ITC Tosi di Busto: numerosi interventi istituzionali. Il"ritratto" dei neodiplomati su un campione di quasi 40mila ragazzi: Una scuola divisa per sesso, per livello culturale e classe sociale delle famiglie. Giovani in cerca di stabilità e futuro

Appuntamento di rilievo stamane all’ITC Tosi di Busto Arsizio che ospitava l’ottavo convegno nazionale di AlmaDiploma, la Onlus nata nel 2000 che raggruppa un gran numero di scuole superiori di varie parti d’Italia, fra cui la nostra provincia. Il tema era quello dell’orientamento dei diplomati e dell’autovalutazione delle scuole; fra il pubblico, studenti di vari istituti non solo bustocchi (rappresentanti di consigli d’istituto e consulta provinciale), sul palco relatori istituzionali e di settore, fra politica e mondo della scuola. Dal quadro tracciato emerge una scuola superiore in perenne cambiamento, caratterizzata al momento da quella che si profila come un’urgenza: quella del rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, travolta dalla "licealizzazione" di questa fase degli studi. La mattinata ha visto anche la consegna di una targa riconoscimento da parte di Provincia e Regione a Benedetto Di Rienzo in segno di gratitudine e stima per i suoi trentadue anni da preside alla guida di questo istituto, di cui ha saputo fare un modello a livello nazionale e non solo, con indiscussa passione e dinamismo.

Unanimi dunque i saluti della autorità, molto soddisfatte dalla scelta di Busto Arsizio e dell’ITC Tosi. «Un riconoscimento al merito bustocco» per il sindaco Gigi Farioli; sulla stessa lunghezza d’onda la consigliera regionale leghista Luciana Ruffinelli, per la quale le sperimentazioni in atto presso gli istituti bustocchi sono la riprova che «la riforma può partire dal basso». Per la Provincia il presidente Dario Galli vantava la qualità dell’edilizia scolastica varesina e il fatto che «i nostri istituti preparano persone di qualità», che sono poi il fondamento e la forza del sistema sociale ed economico locale.
«Il segreto del successo della scuola lombarda è l’inserimento nella comunità, la vicinanza a famiglie e istituzioni» il saluto del dirigente dell’ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, che concordando sulla necessità di rilanciare l’istruzione tecnica, si congratulava per la qualità del lavoro di insegnanti e dirigenti. Analogamente, il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale varesino Claudio Merletti, parlando della citata "licealizzazione" contrapposta alla sofferenza del settore tecnico e professionale, intravede in AlmaDiploma uno strumento importante per l’analisi dei percorsi di studio. Vantava poi un primato "made in Varese": «in questa provincia uno studente su tre conosce l’alternanza scuola-lavoro». Anche la nuova dirigente dell’ITC Tosi, Nadia Cattaneo, ovviamente onorata della scelta fatta per il convegno odierno, ha rimarcato la superiorità dei dati lombardi a livello nazionale in materia di istruzione e l’eccellenza del sistema scolastico locale, frutto di lavoro e impegno quotidiani.

Il professor Elvio Pagano è il presidente nazionale di AlmaDiploma. Suo il "punto" sul decennale di vita dell’associazione e su alcuni aspetti chiave. Come l’orientamento "a monte", in ingresso, quello dei ragazzini in arrivo dalle medie inferiori, «che viene fatto troppo spesso in modo superficiale. Da noi ad esempio, in Toscana, ci mandano i ragazzi già divisi, chi a vedere il liceo, chi l’istituto tecnico. Col che si perpetua un dualismo in cui molti scoprono, alla fine, che la scuola scelta non è quella adatta alle proprie attitudini, ed esplodono gli abbandoni». Calano le iscrizioni negli istituti tecnici, crescono quelle nei nuovi licei scientifici, «quelli senza il latino», per intenderci. «Bisognerà abbandonare l’idea che il liceo dia la mobilità sociale, e le scuole tecniche no». Scelte di genere e scelte culturali: le ragazze quasi completamente assenti dagli istituti tecnici, all’università «le facoltà scientifiche semiabbandonate», in compenso «nella sola Roma più avvocati che in tutta la Francia». Infine, anche la questione dell’inserimento di alunni stranieri, spesso in età già adulta.
Sulla scelta dell’università, poi, era intervenuto anche il rettore dell’Università Cattaneo-LIUC di Castellanza, Andrea Taroni, rimarcando un paradosso tutto italiano. Ossia come, curiosamente, si scelgano in massa quelle facoltà che non danno immediati sbocchi sul mondo del lavoro, rispetto a quelle che invece offrono accesso rapido ad un impiego. S’intende che la LIUC è e mira ad essere in questo secondo lotto, data la formazione specifica in ambito economico-gestionale che offre.

Tra i numerosi interventi del convegno, da segnalare anche quello affidato a Davide Cristofori di AlmaLaurea (la "casa madre" di AlmaDiploma) che faceva un’analisi, su base statistica, delle caratteristiche dei neodiplomati degli istituti aderenti ad AlmaDiploma. Il campione di quasi quarantamila ragazzi è un po’ distorto territorialmente, rappresentando al 60% Puglia e Calabria, e per il resto scuole lombarde, emiliane e toscane, ma dà egualmente un quadro interessante. I dati sono di questo 2010: di questi ragazzi ben un quarto frequentava licei scientifici. Si è rilevata una scuola ancora fortemente caratterizzata per genere, con istituti professionali e tecnici quasi esclusivamente dominio maschile, e quelli linguistici e pedagogici veri ginecei. Le differenze di istruzione e classe sociale pesano ancora molto sulle scelte dei figli; a un titolo di studio più alto dei genitori, o alla loro condizione di liberi professionisti, corrisponde una molto più alta probabilità di iscriversi al liceo, invece che all’istruzione tecnica o professionale. I liceali, e le ragazze in genere, sono quelli con i voti più alti al diploma. Gli stage sono realtà comune negli stituti professionali (90%), molto meno nei licei (20%); lo studio all’estero (fino al 20% del campione) appare appannaggio più che altro dei figli di chi ha un’istruzione di livello superiore. Va detto che gli studenti appaiono, dai numeri mostrati, in media piuttosto soddisfatti della loro scuola; quanto però alla domanda se avrebbero rifaretto la stessa scelta, in fatto di istituto e indirizzo, solo il 55% rispondeva di sì. Infine, le aspettative: i circa quarantamila ragazzi "sentiti" con questionario apparivano interessati prima di tutto alla stabilità del posto di lavoro (77%), all’acquisizione di una professionalità spendibile, alla possibilità di guadagno. Molto più indietro veniva, nella considerazione generale, la coerenza tra il lavoro trovato e gli studi svolti. La strada da fare per rimettere insieme lavoro e scuola, e ridare pieno lustro alla seconda, appare ancora lunga.

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Pubblicato il 14 Dicembre 2010
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