Troppi tagli per i piccoli comuni

L'intervento del sindaco di Biandronno Antonio Calabretta in merito al rapporto fra i piccoli comuni e i trasferimenti dello Stato

Pubblichiamo l’intervento del sindaco di Biandronno Antonio Calabretta in merito al rapporto fra i piccoli comuni e i trasferimenti dello Stato

Anche i 92 Comuni della Provincia di Varese con poplazione inferiore ai 5.000 abitanti non escono indenni dai tagli dei trasferimenti dallo Stato alle Amministrazioni Comunali. Inoltre per loro si abbatte anche la scure delle imposizioni del DDL 2259 – testo del codice delle autonimie che prevede tra le altre cose:
La forma associata mediante la costituzione di un’unione di comuni per servizi vari edilizia, vigilanza, protezione civile, strade, trasporti, servizi sociali ecc.
A tale proposito il 23 Novembre la I° commissione affari costituzionali del Senato presieduta dal Sen. Vizzini prima e dal Vice Presidente Sen. Valentini poi, alla presenza dei due relatori (per la maggioranza)il Sen. Pastore e (per la minoranza)il Sen. Bianco ed i Sen. Benedetti e Bastico, ha udito l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI). La delegazione era composta dalla Presidente Franca Biglio, dal Vice Arturo Manera e dal rappresentante della Lombardia Antonio Calabretta Sindaco di Biandronno
Nella premessa è stato esposto alla Commissione l’importanza e l’indispensabilità dell’esistenza delle piccole realtà come i Comuni con meno di 5000 abitanti dove oltre il 55% degli Italiani vorrebbe abitare.
Per quanto concerne le tante proposte emendative ai vari articoli, si è concentrata l’attenzione su alcuni temi fondamentali ed indispensabili per la vita delle realtà minori; in particolare si è voluto sfatare l’idea diffusa, ma sbagliata, secondo la quale non sia possibile per un piccolo Comune gestire in modo efficace le funzioni spettanti. Si è quindi insistito sul fatto che non è assolutamente dimostrabile che l’obbligo (non condiviso da ANPCI) per l’esercizio associato generi efficienza, efficacia ed economicità. L’associazionalismo, è stato ribadito, è un idoneo strumento per il miglioramento dei servizi, ma non può essere obbligatorio e deve essere generato dal basso anzichè calato dall’alto, proponendo una formula semplice e snella “i servizi al cittadino devono essere erogati nel rispetto dei costi standard".
In base a tale unico e vincolante rispetto, il Comune sarà costretto di suo, senza imposizioni dall’alto, a stabilire se gestire autonomamente, in economia oppure se in forma associata attraverso i due strumenti messi a disposizione: unione e convenzione.
Si è concluso con le seguenti proposte da inserire nel DDL:
1) Abrogazione del limite di mandato amministrativo;
2) Conferma della deroga ”Bassanini” in materia di divisione dei poteri (L.448/2001) secondo la quale, la Giunta può avocare a sè la responsabilità delle funzioni (con notevole risparmio per le casse comunali);
3) Riconoscimento dell’ANPCI e sua partecipazione alla conferenza Stato-Città ed a tutti i tavoli di concertazione relativi alle autonomie locali;
4)Istituzione, nel tema del federalismo solidale, di un parametro definito del "disagio" per i trasferimenti erariali nazionali e regionali a favore dei Comuni inferiori a 5000 abitanti.
In conclusione si è ribadito che i continui cambiamenti non giovano ai Comuni e soprattutto che i Sindaci non possono continuare a sentirsi sotto tutela e rifiutano il messaggio falsato secondo cui gli sprechi ed i privilegi si annidano anche nei piccoli Comuni e nei loro Amministratori, la cui opera di civile impegno non è stata mai adeguatamente ricompensata.

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Pubblicato il 17 Dicembre 2010
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