Iscrizioni a scuola con poche certezze
Il prossimo 12 febbraio scadranno i termini per l'iscrizione. Ancora oggi, però, non si sa quanto peseranno i tagli dei docenti sul monte ore alle elementari
Il prossimo 12 febbraio scadono i termini per le iscrizioni a scuola. I diversi istituti, di ogni ordine e grado, sono impegnati negli ultimi "open day", occasioni per presentare la propria offerta formativa, le attività collegate, i servizi. Un’occasione per convincere gli ultimi indecisi.
Mentre, però, negli istituti superiori i programmi e le ore sono stati definiti dalla Riforma, nel ciclo primario il nuovo ordinamento, voluto dal Ministro Gelmini e che sta entrando a regime, concede la possibilità di scegliere la formula oraria più rispondente alle proprie aspettative, ma tale scelta dipende dai tagli annunciati dal Ministero. Le famiglie, sulla carta, possono scegliere la settimana di 24, 27, 30 40 ore. Il problema, però, è che in questo momento, nessuno è in grado di assicurare un’offerta formativa diversa dalle 24 ore o 27 ore, con un rientro pomeridiano o nessun rientro.
Massima chiarezza e trasparenza sono state chieste dal dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Claudio Merletti ai singoli presidi: «formulare modelli di iscrizione ai diversi moduli orari, con esplicite ed inequivocabili formulazioni delle condizioni statali vincolanti per la reale attivazione: 24 ore in presenza di richieste minime utili alla formazione di una classe; fino a 30 ore e Tempo pieno in dipendenza oggi non garantibile dalla disponibilità provinciale di organici; in altri termini ad esempio non si possono automaticamente garantire, soprattutto per le future classi prime, moduli a Tempo pieno in istituti o plessi che pure attualmente ne dispongono».
Contemporaneamente, però, l’UST di Varese ha deciso di sensibilizzare il Ministero sul pericolo che ulteriori tagli all’attuale corpo docente possano impoverire l’intera offerta provinciale: «Lo scorso anno – ha ricordato il direttore Claudio Merletti – la direzione regionale riuscì a contenere il taglio delle ore grazie all’abolizione della compresenza e alla riduzione del tempo pieno a Milano. Quest’anno, però, con un sistema ormai all’osso, si rischia di non poter accontentare le richieste dei genitori per le 30 o 40 ore».
Le scuole potranno attivare una prima a 30 ore solo se, contemporaneamente, ne aprono una a 24. Visto che sul territorio sono state limitate lo scorso anno le classi a 24 ore, viene da pensare che la maggior parte delle future prime avrà 27 ore.
Chiamati in causa in questo gioco di difficili equilibri ci sono anche i servizi educativi dei comuni che assicurano, come a Varese, servizi di pre e dopo scuola oltre alla mensa: «Anche la borsa comunale è limitata – spiega l’assessore di Varese Patrizia Tomassini – io ripropongo lo stesso impegno che ci siamo accollati quest’anno. Oltre, però, non possiamo fare: la mensa, se non ci sono rientri, non potrà essere coperta e anche il dopo scuola non potrà sostituirsi alle ore scolastiche eventualmente perse».
Per il momento, nessuno è al corrente di quanto peserà la politica di contenimento della spesa pubblica nel settore dell’istruzione. Margini di intervento sul territorio sono ormai ridotti al minimo. In questa situazione delicata, si ripresenta la minaccia della chiusura per le scuole più piccole: a Varese sotto i riflettori tornano la Mameli alla Rasa e la De Amicis in Valle Olona, dove ci sono solo 43 alunni. Per il destino di questi due plessi è determinante l’andamento delle iscrizioni in corso.
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