Sel in piazza con la Fiom
Il 28 gennaio i "seguaci" di Nichi Vendola si uniranno allo sciopero dei metalmeccanici della Cgil
Sel (Sinistra ecologia e libertà) lombardia scenderà in piazza a sostegno dello sciopero generale dei metalmeccanici della Cgil. In un comunicato, Sinistra ecologia e libertà fa sapere anche le ragioni del suo schierarsi. «L’accordo sindacale separato di Mirafiori, imposto con un diktat dalla Fiat di Marchionne ha rappresentato un avvenimento di straordinaria gravità, perché dietro il paravento degli investimenti e del rilancio produttivo per assicurare l’occupazione si nasconde l’obiettivo di abolire per sempre il contratto nazionale e la rappresentanza sindacale liberamente eletta dai lavoratori. I firmatari hanno immaginato l’uscita dalla crisi, fidando su un piano industriale mai esplicitato da Marchionne e in continuità con una deriva che affida la ripresa all’afflusso di capitali esteri, attratti dalla prospettiva di bassi salari e di definitiva estromissione dei diritti dai luoghi di lavoro. In queste condizioni è assolutamente falso che il lavoro sia la condizione per il riconoscimento dei diritti, ma esattamente il contrario e cioè che il lavoro è possibile solo in presenza della rinuncia alla dignità e alla cittadinanza, con il corollario che la democrazia si debba fermare fuori i luoghi di lavoro.
Tutti noi dobbiamo essere grati alle lavoratrici e ai lavoratori di Mirafiori, che hanno votato no, ma anche a tanti che hanno detto si che con coraggio e dignità hanno di fatto bocciato l’accordo. Si tratta di un racconto sociale alternativo che non può più essere ignorato o restare privo di rappresentanza politica. Per tali ragioni SEL ritiene che abbia fatto bene la Fiom a non firmare l’accordo e la CGIL a sostenere questa posizione e lo sciopero che la Fiom ha indetto per il 28 gennaio prossimo».
«SEL Lombardia nel dichiarare il proprio sostegno e la propria partecipazione allo sciopero, ritiene che tutte le forze politiche del centrosinistra debbano avanzare una posizione unitaria in tutte le sedi istituzionali, affinché i temi della politica industriale, in particolare nei settori ad alto investimento tecnologico e basso consumo energetico, siano affrontati in una prospettiva nazionale, a partire dal nodo della mobilità e in discontinuità da parte della Fiat con atteggiamenti che a suo tempo hanno fatto fallire il progetto della mobilità sostenibile e del rilancio produttivo di Arese.
Allo stesso modo devono essere affrontati e risolti i nodi della democrazia e della rappresentanza nei luoghi di lavoro, rispetto ai quali occorre ricercare soluzioni che devono consentire la possibilità di definire contratti, accordi e intese in presenza di un esplicito mandato e, contestualmente, la possibilità di validarne l’esito mediante il voto di tutte le lavoratrici e i lavoratori interessati».
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