Al Teatro Sociale il fascino orientale di Madama Butterfly

Secondo appuntamento con «Tutti all’opera», mini-rassegna lirica nell’ambito della stagione cittadina «BA Teatro». Venerdì 18 febbraio 2011, alle 21.00, il Teatro dell’Opera di Milano porta in scena la storia d’amore e di morte della geisha Cio-Cio-San

Illusioni d’amore sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio. Venerdì 18 febbraio, alle ore 21.00, la sala di piazza Plebiscito ospita, nell’ambito della stagione cittadina «BA Teatro» e della rassegna «Tutti all’Opera», «Madama Butterfly», tragedia "giapponese" con musiche di Giacomo Puccini e su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, tratta dall’omonimo testo teatrale di David Belasco, a sua volta ispirato a un breve racconto di John Luther Long.
Il capolavoro pucciniano, per la regia di Mario Riccardo Migliara, vedrà in scena il Teatro dell’Opera di Milano,«prima compagnia itinerante di produzione di allestimenti completi di opera lirica in Italia», insieme con l’Orchestra filarmonica europea e la Corale lirica ambrosiana, dirette rispettivamente da Claudio Vadagnini e Roberto Ardigò. A dare voce e corpo a Madama Butterfly sarà il soprano Andrea Ferreira, l’ufficiale Pinkenton sarà interpretato dal tenore Pippo Veneziano, Kulli Tomingas vestirà i panni di Suzuki, l’inserviente di Cio-Cio-San, e Omar Camata quelli di Sharpless, il console degli Stati Uniti a Nagasaki.
«Madama Butterfly», il cui debutto risale al 17 febbraio 1904, è una storia di amore, dolore e lacerazione interiore, ambientata nella cornice esotica e misteriosa della terra giapponese. Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati Uniti, sbarca a Nagasaki e, incuriosito dalle usanze locali, si unisce in matrimonio con una geisha, Cio-Cio-San, ripudiandola, però, dopo un mese per tornare in patria. La donna, forte della sua passione e dall’imminente maternità, continua ad aspettare spasmodicamente l’amato, sicura del rientro. Ma l’epilogo è tragico: l’uomo torna con una nuova moglie, per riprendersi il figlio avuto dal suo matrimonio nipponico. Disillusa per il disonore subito, Butterfly decide di suicidarsi, senza sapere mai del tardivo pentimento di Pirketon.
L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano, che si avvale della collaborazione di «Arti in Scena» per le scenografie, rilegge «Madama Butterfly» attraverso l’antica arte dell’Ikebana, la tecnica di disporre i fiori recisi mettendo in scena sentimenti ed emozioni. Proiezioni di composizioni floreali, «immagini che hanno -afferma Mario Riccardo Migliara- la fragilità di un pizzo e l’inconsistenza di una relazione amorosa nel suo perenne mutarsi legato al desiderio», ruotano nella piccola casa di Cio-Cio-San. «La chiave di lettura dell’opera –racconta ancora il regista- è l’illusione ottica creata da alcuni teatrini roteanti, realizzati da me con l’artista Elena Busisi, che riprodurranno in scena un gioco di ombre».
«L’inizio di «Madama Butterfly» -conclude Migliara- sarà deflagrante: due vie parallele costellate di cartelli a led con la scritta «Aperto» porteranno lo spettatore in un mondo maledetto ove il mercimonio carnale si rende evidente nell’immediato. Potremmo essere nel fassbinderiano «Querelle de Brest» o in un quartiere rosso di una città dell’Oriente o più semplicemente fuori da un centro massaggi cinese, tra le vie di Milano». Un espediente, questo, per far capire ciò che realmente è la storia di Cio-Cio-San: un caso di turismo sessuale d’antan, con annessi e connessi.

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Pubblicato il 18 Febbraio 2011
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