Il “bunga bunga” entra all’Università. Sotto forma di algoritmo
Un docente di informatica all’università dell’Insubria ha realizzato un esercizio per i suoi studenti che studia le variabili dei “festini” organizzati nello “stato libero di bananas”. Ma ad uno studente l'idea non è piaciuta
Il "bunga bunga" entra in Università. Con qualche polemica.
Ci entra in un compito assegnato da un docente della facoltà di informatica dell’Insubria, che ha come argomento dei misteriosi "party" che somigliano moltissimo a quelli che stanno riempiendo le cronache di questo ultimo periodo, tanto da prenderne ad ispirazione il nome.
Un testo scientificamente perfetto, e per di più complesso quel tanto per dare un po’ di filo da torcere alla cinquantina di studenti del corso di “algoritmi e strutture dati” che lo seguono nella sede varesina di Informatica. Ma l’idea non è piaciuta a tutti.
Il testo consegnato il 22 gennaio da Marco Tarini, uno dei tanti brillanti ricercatori e docenti dell’Università (Varesenews se n’era già occupato nel 2006, come miglior giovane ricercatore europeo in computer graphics) è davvero singolare. Il titolo è “Bunga-Bunga” e chiede di progettare un algoritmo che risolva il viavai delle persone alle cene del “Presidente della libera repubblica di Bananas” e del suo entourage.
Il compito è ancora in corso: il termine della consegna è domenica 13 febbraio. Ma un lettore – che si firma “studente indignato” – l’ha segnalato scandalizzato a Varesenews, dopo aver scaricato il compito dalla piattaforma on line dedicata agli studenti, proprio l’introduzione al progetto. commentando: “E’ una VERGOGNA che le opinioni politiche e morali vengano espresse in università!!”, ci ha scritto. «Strano. Quando l’ho consegnato in classe ho avuto solo feedback positivi – risponde l’ideatore del compito, il cui testo si può trovare sul sito del docente -. Solo uno studente ha commentato dicendo che voleva un giorno in più per realizzarlo, perchè la prima giornata di studio l’avrebbe persa a ridere», commenta Tarini.
L’introduzione citata dal lettore infatti è solo uno degli elementi del compito: altre variabili sono gli elementi caratteristici dei partecipanti, o le affinità delle coppie. Il complesso prevede inoltre il possibile espandersi del fenomeno.
«Sembrano frasi scherzose, in realta’ assolvono ad una ben precisa funzione tecnica nel progetto – precisa Tarini – limitare, in problemi con "alcune migliaia" di casi, la dimensione massima che ci si aspetta che le soluzioni proposte debbano essere in grado di risolvere. Il paragrafo "Dimensioni tipiche del problema" in cui la frase è inserita, c’e’ in molti progetti.
L’algoritmica trova soluzioni matematiche a domande reali e spiegarla o farne esercizio non è cosi semplice – continua Tarini – Per questo ho realizzato, per i corsi di algoritmi e strutture dati, diversi compiti tratti dalla vita reale o semplicemente molto fantasiosi, come quelli legati a un gruppo di piranha i cui pesci si mangiano tra di loro, o il campus di Puffi dove i pupazzetti devono fare amicizia». Frasi scherzose per rendere "reale" una materia da tutti considerata astratta: «diciamo che invece di chiedere "quanto fa 2+3?" ho chiesto "se avete due biglie e per Natale ve ne regalano altre tre, quante biglie avete?"Non è altro che la tecnica di insegnamento piu’ vecchia del mondo».
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