In cinquanta al test d’italiano per il permesso di soggiorno
Prime prove all'Isis Newton per gli immigrati varesini. Molti di loro sono in Italia da anni, conoscono bene l'italiano anche se la prova scritta porta qualche difficoltà
Arrivano dal Marocco e dall’Ucraina, dall’Africa, dalla Cina. Qualcuno nel nostro paese c’è da pochissimo, altri sono qui da anni e in questo tempo l’italiano l’hanno imparato per bene. Ed è anche per questo che sono tutti piuttosto tranquilli, prima di entrare in aula, gli stranieri che questo pomeriggio hanno sostenuto il primo test di lingua italiana richiesto dal decreto del ministero dell’Interno Maroni per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno. Gli iscritti all’esame varesino erano in totale cinquanta e quasi tutti si sono presentati all’Isis Newton per sostenerlo. C’erano giovani, giovanissimi ma anche adulti e persone più anziane. E fuori dalle aule ad attenderli i propri famigliari e molti bamini che hanno accompagnato le mamme e i papà. La prova è stata introdotta lo scorso dicembre e richiede ai candidati di dimostrare il raggiungimento del livello europeo "A2" relativo alle competenze linguistiche. Un livello base che dimostra un minimo dil conoscenza della lingua italiana. «Una prova articolata in una parte di ascolto, una breve produzione scritta e la comprensione di un piccolo testo di uso quotidiano» ha spiegato il preside dell’Isis Newton Giuseppe Carcano. Ed è proprio la parte scritta quella che preoccupa di più: «L’italiano lo capiamo bene e lo parliamo anche – spiegano dei ragazzi tunisini in Italia già da alcuni anni – ma scrivere è difficile, non siamo abiutati». «Scrivo ancora quasi sempre in francese» dice un ragazzo marocchino «ma in tredici anni l’italiano penso di averlo imparato bene». «Capisco bene ma faccio un po’ fatica a parlare – confessa una signora ucraina -. Faccio la badante e purtroppo la persona che assisto non sta molto bene e dialoghiamo troppo poco. Ogni tanto guardo la televisione e quello mi aiuta a imparare la lingua».
Quella di oggi, in provincia di Varese, era la prima prova d’italiano dopo l’entrata in vigore del decreto, ne seguiranno altre necessarie agli immigrati che devono regolarizzarsi. «È importante che una persona che arriva da un’altro paese sia in grado di farsi capire e capire ciò che gli altri dicono – ha detto l’assessore comunale all’istruzione, Patrizia Tomassini -. È un piccolo passo ma doveroso e utile per favorire l’integrazione».
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