Proprietà intellettuale: quanto costa non pensarci?

Il tema è stato discusso all'Università Carlo Cattaneo tramite il neo – nato Centro di Ricerca Liuc Innovazione e Brevetti. L'iniziativa nasce in collaborazione con la Svizzera

Quanto costa per un’impresa non tutelare adeguatamente il proprio brevetto? A questa domanda hanno cercato di rispondere oggi i relatori del seminario promosso dall’Università Carlo Cattaneo tramite il neo – nato Centro di Ricerca Liuc Innovazione e Brevetti.
Si tratta di uno dei primi progetti universitari italiani finalizzato interamente a supportare imprese, imprenditori e inventori lungo tutto il processo di innovazione, con una serie di servizi ad hoc, nato grazie al finanziamento comunitario Interreg per il progetto RIPPI – Rete Insubrica per la Promozione della Proprietà Industriale ed Intellettuale.
Collaborano con l’Università Carlo Cattaneo per questa importante iniziativa, Ticinotransfer (rete per il trasferimento di tecnologia e del sapere della Svizzera italiana), la Camera di Commercio del Canton Ticino, la Camera di Commercio di Varese, l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, il centro di trasferimento tecnologico TTPLab, Euroimpresa di Legnano. Il ruolo della LIUC quale capofila dell’operazione non è casuale: l’Università, infatti, con le sue tre facoltà, Economia, Giurisprudenza e in particolare Ingegneria, svolge da anni attività didattica e di ricerca su temi legati all’innovazione.

«Investire in innovazione senza preoccuparsi di proteggere adeguatamente i risultati ottenuti può aprire la via del mercato e del successo ad imitatori e furbi concorrenti- spiega la professoressa Raffaella Manzini, professore associato di Innovazione e Marketing presso la Facoltà di Ingegneria della LIUC -.  Il nostro progetto si rivolge direttamente alle imprese per supportarle nella tutela della soluzioni innovative e intervenire di fronte alle difficoltà che questo processo può comportare. L’innovazione è infatti una fonte di vantaggio competitivo per le imprese ma richiede elevati investimenti e comporta grandi rischi. In particolare, i nostri servizi riguardano ricerca e tutela brevettuale (verifica della natura innovativa dell’idea e individuazione della strategia più adeguata), analisi del marchio (verifica del suo carattere distintivo), business e technology intelligence (servizio meno comune, che consiste nell’aiutare le imprese a capire il contesto tecnologico e di mercato in cui si muovono), sostegno all’innovazione (individuazione delle misure di finanziamento più appropriate e delle infrastrutture più idonee, grazie a stretti legami con gli  incubatori “vicini”)».
Un meccanismo, quello messo in atto da LIUC Innovazione e Brevetti, che grazie ai propri ingranaggi (centri di Ricerca, università, consulenti di proprietà intellettuale, soggetti istituzionali, parchi scientifici e tecnologici, incubatori, banche, venture capitalists, business angels, associazioni di categoria, centri di trasferimento tecnologico) è in grado di fornire supporto alle imprese lungo tutto il processo di innovazione, dalla generazione dell’idea innovativa alla commercializzazione del nuovo prodotto/processo/servizio.
Nel corso del seminario sono stati presentati alcuni casi di società che si sono rivolte a LIUC Innovazione e Brevetti, tra cui quello della MAREL sas, che ha dato vita al progetto SonoIo, basato sulla tecnologia Rfid (Radio Frequency Identification). Lo studio di fattibilità per il progetto è stato eseguito dal Lab#ID, il Laboratorio sulla tecnologia Rfid che opera all’interno dell’Università e che ha offerto all’azienda anche supporto al business e al posizionamento sul mercato. «Dopo la registrazione del marchio – racconta Marco Filippini – LIUC Innovazione e Brevetti ci ha supportato nella tutela della nostra invenzione rispetto a una possibile presentazione all’esterno del progetto stesso».
L’avvocato Fabio Boscariol De Roberto dello Studio Notarbartolo&Gervasi ha illustrato invece un caso di tutela del design riguardante una nota azienda alle prese con la tutela di un nuovo prodotto da lanciare sul mercato e con l’affermazione dell’autenticità dello stesso davanti ad una accusa di contraffazione. Boscariol ha ricordato che dopo aver individuato un nome efficace che richiami le caratteristiche del prodotto, è necessario confrontarsi con ciò che c’è sul mercato, la cosidetta “arena competitiva”. Anche perchè non sono rari casi, che finiscono di fronte al giudice, di denunce per meri dettagli identici rispetto ad applicazioni ben più complesse.
Claudio Bonassi (MR&D S.p.A – società di sviluppo nuovo prodotto) ha invece richiamato il caso di una partnership con una società, che una volta terminata ha messo a rischio la tutela di un prodotto in fase di lancio. «Se si fosse tutelata l’invenzione dal punto di vista del design – spiega – avremmo potuto porre subito fine ai tentativi di contraffazione». Invece il prodotto è finito ad un’altra grossa compagnia di telefonia cellulare, e non c’è stato modo di rimediare proprio per la mancata protezione. In un altro caso esposto una modifica "in corso d’opera" a una macchina per il caffè che conteneva tecnologia brevettata da un partner cinese, ha visto bloccare decine di migliaia di pezzi già in produzione. L’ambito dei brevetti è dunque molto complesso, e casi come quelli esposti, per quanto rari, servono da ammonimento ad essere tanto prudenti quanto sistematici nell’esaminare la situazione.

Nell’ambito del seminario è intervenuta anche la Direttrice di LIUC Innovazione e Brevetti, Sara Giordani, che ha messo a fuoco le difficoltà più comuni che si riscontrano tra gli utenti del sistema di tutela della proprietà industriale, in particolare in merito alla brevettazione e alla tutela di disegni e modelli e le azioni fondamentali da attuare per una tutela efficace delle proprie invenzioni: «Buona panoramica dello stato dell’arte, ricerca adeguata di documenti anteriori, di possibili anticipazioni dell’invenzione/disegno e buona panoramica anche dei concorrenti, sia per la tecnologia che per i diritti esistenti di proprietà industriale (brevetti e disegni, diritti di terzi)». Giordani si è dilungata anche sugli errori "fatali" tipici che portano a fare di una richiesta di brevetto, mal concepita, un eventale regalo alla concorrenza. Caso estremo l’invenzione più complessa di quel che il problema richiede: per fare un esempio nonsense, un apparato per svitare lampadine che richiedesse le mani di due persone potrà anche essere originale, ma di certo non serve a nulla e nessuno lo acquisterà mai. Oppure un’invenzione già brevettata: ad evitare questo aiuta anche Google, con le ricerche nei database brevettuali. O anora, il design dell’oggetto ne richiama un’altro: e così via. La casistica dei problemi legali possibili è lunghissima. Il campo è minato e per muovercisi in sicurezza occorre un apporto multidisciplinare, fatto di competenza tecnico-industriale ma anche legale.
Per chi non brevetta, magari per risparmiare una cifra comunque contenuta rispetto a eventuali ricavi futuri, c’è la via, sempre a rischio, del segreto industriale da difendere. Ma quando si ha per le mani qualcosa di innovativo, ingegnoso, e applicabile industrialmente con un ritorno economico più che probabile, la strada del brevetto è decisamente consigliata.

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Pubblicato il 02 Febbraio 2011
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