Un grido dalla piazza: “Siamo donne, oltre alle gambe c’e’ di più”
Centomila persone per gridare che le "vere donne non sono quelle che frequentano le feste del Presidente del Consiglio"
“Fai un favore all’Italia, dimettiti stasera”, “il privato è politico”, “W le nipoti di Einstein”, “Repubblica fondata sulla prostituzione”, “Cambia il vento, cambiamo l’Italia”, “Minettiti”, “Papi fan cool club” e molti altri. E’ con questi cartelli che oggi Milano ha voluto partecipare alla giornata di mobilitazione nazionale “Se non ora quando” per difendere la dignità delle donne. Uomini, donne e bambini per dire che l’Italia non è quella descritta dai giornali. A Milano 100mila persone che, sfidando il freddo e la pioggia hanno invaso il centro della città. Dal palco di Piazza Castello fin quasi a piazza Duomo si sono ammassate migliaia di persone di ogni età, tutte con sciarpe bianche, simbolo della manifestazione. Nessuno -neanche gli organizzatori- si aspettava una tale partecipazione tanto che per la gran parte del pomeriggio la rete ferroviaria ha subito pesanti ritardi, le linee cellulari sono andate in tilt e ATM ha dovuto addirittura chiudere la fermata della metro di Piazza Cairoli.
Poco dopo le 14.30 è iniziata la manifestazione, presentata da Teresa Mannino, che ha visto alternarsi sul palco oltre 25 interventi. Si va da Franca Rame, Licia Maglietta, Ottavia Piccolo, Paola Cortellesi, Maddalena Crippa e Claudia Mori fino Dario Fo, Gad Lerner e molti altri ancora. Erano presenti in piazza -un pòo’defilati- anche Romano Prodi, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola.
Ma oltre a difendere la dignità delle donne, la piazza avanzava un’altra richiesta: le dimissioni del Premier. In più occasioni si sono levati cori che invitavano in modo più o meno colorito Berlusconi a lasciare al più presto la sua carica e in altri momenti si sono improvvisate coreografie che hanno colorato tutta la piazza di bianco grazie alle sciarpe simbolo della manifestazione. Largo Cairoli e le vie limitrofe sono rimaste gremite fino alle 18 quando la manifestazione si è sciolta sulle note di Patty Smith.
Un cartello, riprendendo le parole di Emily Dickinson, diceva “i doveri del vento sono pochi: spingere le navi in mare, insediare marzo, scortare maree e accompagnare la libertà”. Forse i "venti del Maghreb" sono arrivati fino a noi.
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