26 maggio 1859, un giorno che non si puo’ dimenticare
Margherita Giromini e Ovidio Cazzola hanno ricostruito la storia dell’unico civile morto durante la battaglia di Biumo Inferiore, dove si scontrarono le truppe austriache del feldmarescaiallo Karl von Urban e le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi. Una storia vera e commovente che Varesenews vi propone in due puntate. Seconda puntata
Margherita Giromini e Ovidio Cazzola – che è il pronipote dei protagonisti delle vicende qui raccontate – hanno ricostruito la storia dell’unico civile morto durante la battaglia di Biumo Inferiore (26 maggio 1859), dove si scontrarono le truppe austriache del feldmaresciallo Karl von Urban e le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi. Una storia vera e commovente che Varesenews vi propone in due puntate.
Leggi la prima puntata
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Marzo 2011. Ovidio Cazzola racconta. Lui è propronipote (si dice così?) di mamma Angela, figlio di Carlotta Dubini, che era nipote di Annamaria, figlia di Angela Vedani maritata con Giacomo Rossi,andata sposa alla cascina Giunta, sorella di Luigi. Abita a Belforte e ama queste zone. La mattina della battaglia di Biumo, anzi, l’alba, è un giorno di quelli che non si dimenticano, in una famiglia. Visitiamo la cascina dei suoi trisnonni, le giriamo intorno, come se volessimo soppesarla. La finestrella (foto a destra) che dà sul viale Belforte è quella da cui Luigi porgeva le scarpe ai clienti in sosta sulla strada. Chissà se davvero perdeva tempo a conversare quando si trattava di una ragazza… Dove sorgeva la fornace di famiglia, lavoranti che andavano e venivano, rumori di carri, grida di richiamo. Ora c’è il Cimitero. Con le sue mura grigie e alte e il silenzio di questi posti. Lo sguardo vaga sulla tristezza della zona: dopo la discesa ecco la valle dell’Olona, ma il fiume è nascosto dai capannoni dei negozi e dal complesso dell’Ipermercato, circondato da complicati raccordi stradali. Dietro la cascina parte il sentiero che i trisnonni, carichi di bambini e vettovaglie, imboccarono per raggiungere il Campaccio. Lo percorriamo anche noi per arrivare all’ammasso di ruderi sul pianoro che sovrasta l’Olona dell’attuale via Peschiera. Sterpaglie, robinie, rovi e i mezzi che sfrecciano veloci verso la Val Sorda.
Alba del 26 maggio 1859. Tutto è pronto per la battaglia. Gli eserciti erano così schierati: da una parte stava il battaglione piemontese guidato da Enrico Cosenza; all’opposto, si trovava quello condotto da Giacomo Medici. Al centro, in Varese, era posto quello sotto il comando di Nicola Ardoino, assieme a Garibaldi e alle due schiere di riserva, che furono da subito utilizzate, guidate entrambe da Bixio. Il combattimento fu duris- simo proprio nella castellanza di Biumo e si protrasse fino a tardo pomeriggio, quando gli Austriaci indietreggiarono fino ai pressi di Malnate, dove capitolarono. Questa la cronaca, in estrema sintesi. Alla cascina Campaccio la famiglia Rossi arriva in piena notte; donne e bambini dormono nelle cucine e gli uomini nelle stalle. Mamma Angela non riesce a dormire e intanto pensa alle cose che ha lasciato a casa. “I’ ori!” Ha lasciato a casa “i’ori!” La catenina del battesimo, gli anelli di fidanzamento e i gioielli di famiglia, un bel sacchetto, i ricordi di una vita. Corre alla stalla, sveglia il marito, in verità sveglia tutti, piange e si dispera, come potrà essere perdonata. E’ Luigi che salta su dal giaciglio e si offre di andare a riprenderli. E’ buio, conosce la strada, quella nascosta nel boscasc, c’è ancora tempo. Piange mamma Angela, si torce le mani, ma guarda che cosa ha combinato. Luigi corre, è ancora buio, ma per poco, deve fare in fretta. Attraversa i campi, risale il pendio, echeggia uno sparo dall’alto della riva scoscesa: Luigi si accascia, centrato in pieno petto. Alla Cascina Campaccio nessuno ha sentito la fucilata, troppo lontano. Luigi non torna mentre la battaglia infuria a Biumo. Ma questo gli abitanti del Campaccio e gli improvvisati ospiti lo immaginano soltanto. Luigi si sarà dovuto nascondere, quella zona è piena di Austriaci. Arriverà appena possibile. Urban ripara verso Malnate inseguito dai Cacciatori delle Alpi, il clamore della battaglia arriva persino lì, dove stanno tutti accucciati e spaventati.
Varese è libera, suonano le campane. Alla sera del 26 maggio Emilio Visconti Venosta ringrazia la popolazione con il seguente proclama: “Il nemico è in ritirata. I Cacciatori delle Alpi si sono battuti con un coraggio degno del Prode che li comanda e della causa che difendono. E voi avete tenuto un ammirabile contegno. Tutta la gioventù è accorsa a prendere un fucile, a domandare la battaglia, a difendere le barricate. Ogni famiglia gareggiò nel porgere soccorsi ai combattenti e mezzi alla difesa. La Lombardia seguiterà il vostro esempio”.
Nelle stesse ore la famiglia Rossi piange il figlio Luigi, che sarà l’unico civile morto il giorno 26 maggio 1859, all’alba, come registrerà il parroco di Biumo Inferiore. Lo hanno trovato alcuni cugini che andavano a cercarlo lungo il sentiero che porta alla cascina Giunta, nel primo pomeriggio, quando giunge voce che il nemico è arretrato. Lo trovano riverso nella terra umida ai piedi delle robinie.
Marzo 2011. Per anni Angela pianse e si disperò per avere “mandato a morire” così diceva lei, il povero Luigi, per una manciata di ori. Un dolore così forte che ne parlava sempre con le lacrime agli occhi, la bisnonna Annamaria, che di Luigi era la sorella minore. Anche nonna Angela non si stancava di raccontare al nipote della battaglia con gli Austriaci che avevano ucciso Luigi. Anche Carlotta ricordava di quel lutto in famiglia che aveva rattristato le vite di tante generazioni.
La croce che venne posta sul luogo dell’uccisione del giovane rimase a testimonianza del fatto per molti decenni; era di ferro battuto con un basamento in pietra. Sul lato destro della via Friuli abbiamo rinvenuto il basamento, tra le sterpaglie e i rovi, e le immondizie, grandi e piccole, che costeggiano la riva.
Ci è sembrato doveroso ricordare. “Non esiste separazione definitiva fino a quando c’è il ricordo”. Isabel Allende, Paula, 1995
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