Agostinelli: “Gli effetti saranno catastrofici”

Mario Agostinelli, ricercatore dell’Enea e presidente del comitato nazionale «Vota sì per fermare il nucleare», spiega le dinamiche che si scatenano durante un incidente nucleare

«Da Chernobyl in poi abbiamo imparato che quando c’è un incidente nucleare i gestori si sottraggono a qualsiasi spiegazione. L’incidente è intrinseco in questa tecnologia e forse lo è anche il senso di colpa». Mario Agostinelli, ricercatore dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e presidente del comitato nazionale «Vota sì per fermare il nucleare», mette in fila uno per uno gli incidenti nucleari avvenuti negli ultimi trent’anni. Tutti, secondo l’esperto, hanno in comune il deficit di informazioni relative all’incidente, aspetto che genera ulteriori danni e problemi alle popolazioni coinvolte.
Agostinelli, perché lega in maniera così forte la mancanza di comunicazione al nucleare?
«Perché il modello nucleare non è democratico. Mi spiego, è come se nella progettazione in caso di incidente mancassero le istruzioni, perché si tratta di un intervento ipertecnico, che prevede un modello verticale. Poi, ci sono le truppe, costituite da uomini che sono in genere i primi ad intervenire, mandate al macello come se fossero in guerra. È avvenuto a Chernobyl e sta avvenendo in Giappone. Gli interventi seguono un ordine gerarchico e le istituzioni hanno il ruolo di rassicurare e di confermare che non c’è mai un pericolo troppo grande. Nel nord-ovest dell’Inghilterra, dove c’è la centrale di Sellafield, solo dopo 20 anni hanno detto che le malformazioni e le forme di leucemia molto diffuse in quella regione erano dovute alle scorie nucleari. Tutto questo accade perché la stessa produzione di energia nucleare si basa su un incidente».
Che cosa significa questa ultima affermazione?
«Il punto di partenza del ragionamento va capovolto: la macchina nucleare è di per se stessa un incidente che viene moderato attraverso il rallentamento dei neutroni con le barre e la circolazione dell’acqua per il raffreddamento. Quando quella macchina va in crisi la conseguenza è che la capacità di smaltimento di una tale densità energetica è assolutamente incontenibile, a meno che si ragioni in termini di migliaia e migliaia anni. La densità energetica di una centrale nucleare non ha limiti di controllo».
Come giudica l’incidente nucleare in Giappone?
«È catastrofico. Mentre un terremoto lo misuro con la scala Richter che è una scala logaritmica, in questo caso la valutazione dipende dagli effetti che si protrarranno per moltissimo tempo. L’escalation giapponese è tendenzialmente infinita. Se volessimo tradurlo in termini matematici diremmo che il limite di questa catastrofe tende a infinito: non c’è alcuna certezza e non c’è alcuna sicurezza».
I sostenitori del nucleare insistono sul bisogno di energia dell’uomo e sull’esaurimento delle riserve petrolifere.
«Il nucleare non è compatibile con la vita. I processi radioattivi hanno origini in fasi quando non c’è vita, come nella formazioene delle stelle. Nessuno andrebbe a vivere sul sole. Io dico sempre che l’uomo brucia d’amore ma per un periodo molto breve, perché la combustione non è parte dei processi vitali. Noi usiamo già la combustione del petrolio, andando contro natura. Quello nucleare è un livello mille volte superiore. La verità di fondo è che questa energia è da abbandonare perché incompatibile con l’esistenza umana e gli incidenti che avvengono nelle centrali nucleari non fanno altro che anticipare quello che accadrà nel futuro. L’energia solare oggi è una realtà».
In Italia ci sarà il referendum sul nucleare. Quali sono le differenze rispetto al precedente?
«La critica al nucleare nell’87 aveva un’alternativa: il gas, che creava il minor danno possibile. Oggi abbiamo a disposizione il sole che è perfettamente compatibile con la vita. Il nostro governo però rilancia il nucleare con un voto di fiducia in parlamento e Maroni sposta il referendum quando le scuole sono chiuse. Stanno tentando di nasconderlo sotto il tappeto che notoriamente non rappresenta uno scudo contro le radiazioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Marzo 2011
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