Azzatesi bravi italiani
Il presidente della Pro Loco ha "censito" le bandiere affisse in paese. Una passeggiata per "scovare" curiosità qua e là
Ad Azzate, paese sul lago di Varese con quasi 4.000 abitanti, in tre giorni son state contati e fotografate ben oltre centocinquanta vessilli del tricolore nazionale, di tutte le forme e dimensioni, esposte su balconi, finestre, giardini, vetrine, muri, ringhiere, davanzali, fioriere e siepi. In un periodo di tre giorni, ovvero in tre pomeriggi è stato fatto un percorso completo in tutte le vie, quartieri del paese, in lungo ed in largo con il naso all’insù e stando all’interno della strada pubblica, cioè di quel che semplicemente di vedeva ad occhio nudo. In sostanza una ‘mappatura’ stile Google Street ma sensibile al tricolore.
Le forme variano dal vessillo un po’ arruffato dal vento, quello un po’ plasticciato, con il raso stirato ben bene, con la bandiera Svizzera, comodamente mollettato fra i panni stesi, assieme alla bandiera colorata della Pace, plastificato in una comoda cartellina trasparente, assieme al rampicante, fra i muri in costruzione di una casa, nei vasi da fiore, sulla bucalettere e in dolce forma.
La raccolta completa delle oltre 150 foto si trova sul sito dell’Associazione Pro Loco Azzate e sulla pagina FaceBook
Comunque tutte le forme e i modi di presentare il tricolore, stanno a significare una coscienza nazionale comune che fin dal 17 marzo 1861 ad oggi è viva e partecipe grazie all’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. E proprio quest’ultimo pare proprio che abbia "adocchiato" Azzate nel suo passaggio da Travedona Monate a Morazzone all’intorno del 1848. Infatti da alcuni stralci dell’archivio dell’associazione Aciate – "Gruppo di ricerca storica" parrebbe che Giuseppe Garibaldi, nel suo passaggio, vide il Castello di Azzate (l’attuale villa Bossi-Zampolli) e presupponendo una fortificazione in mano agli austriaci, deviò verso Morazzone.
Lo storico di Aciate, Giancarlo Vettore, sta appunto verificando tale situazione in base anche al fatto che un esperto contadino azzatese, tale Gerolamo Nicora (antenato di un sindaco di Azzate) fu fatto andare dal conte Claudio Bossi (nobile probabilmente in buoni rapporti con Garibaldi) a Caprera all’intorno del 1870 per impiantare le viti necessarie al vigneto che Garibaldi intendeva realizzare. C’è pure una onorificenza data a Gerolamo Nicora nel 1871 dalla Società Agraria di Lombardia per "solerzia ed intelligenza nella coltivazione dei Vigneti". Sta di fatto che Garibaldi, nel ritiro sull’isola di Caprera, diede inizio al suo vigneto, ora è conosciuto come il vino di Garibaldi "Ginestro Caprera", presentato in occasione del 150.mo dell’Unità d’Italia nell’Oltrepò Pavese a Torrazza Coste (Pv).
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