Cadono le accuse contro la setta del roveto ardente
Quattro persone erano accusate di aver incamerato donazioni di case e terreni con la scusa della religione, ma la procura ha chiesto l'archiviazione. Gli ex adepti si oppongono
Era una setta religiosa ma non un gruppo di truffatori che voleva incamerare, con un raggiro, i beni degli adepti. La procura della repubblica di Varese chiede l’archiviazione di un’indagine su un gruppo religioso, la «Associazione roveto ardente», che nel 2008 aveva portato a 4 avvisi di garanzia per associazione a delinquere e truffa. Gli indagati erano stati accusati, dagli ex aderenti al gruppo religioso, di aver beneficiato delle donazioni degli adepti. Il pm Massimo Politi ha indagato per diversi anni ma ha concluso che non vi è la prova di donazioni di case o terreni, effettuate grazie a una coercizione, fosse solo psicologica, o tramite raggiri che possano configurare il reato di truffa. La conclusione è a sua modo clamorosa, se è vero che la digos aveva effettuato perquisizioni e svolto una precisa disamina sui beni immobili che gli appartenenti alla Ara avevano a loro disposizione. L’associazione possedeva case, terreni e anche una convitto a Lourdes e aveva strutturato una comunità con case di proprietà dove vivevano alcuni componenti del gruppo che avevano scelto volontariamente una vita di preghiera. Le denunce erano partite dopo la morte della fondatrice e capo carismatico, Giannella Giovannelli, nel 2005.
Erano finiti sotto inchiesta un sacerdote nelle Marche, e una famiglia di Varese. La richiesta di archiviazione è stata impugnata da una decina di ex adepti, e sarà discussa davanti al gip il prossimo 9 marzo. Le indagini non hanno evidenziato donazioni sospette. L’associazione nel frattempo si è sciolta e i beni sono finiti ad altre associazioni caritatevoli, come da statuto, nelle quali non risultano esserci gli indagati. Se la vicenda parrebbe priva di risvolti penali, rimane tuttavia interessante la storia della setta religiosa nata a Varese negli anni Novanta e che celebrò anche matrimoni tra seguaci vestiti in costume medievale “camelotiano”. La genesi è stata ricostruita da un consulente della digos, Andrea Menegotto, che ne ha tratto una interessante ricostruzione di quello che ha definito un controverso «gruppo cattolico di frangia», allontanatosi dal recinto della chiesa cattolica.
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