“Chi è contro la globalizzazione è un razzista”

Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e vicepresidente dell’Associazione Bancaria Italiana, parla della globalizzazione agli studenti di Scienze Politiche

Alessandro Profumo«Siete favorevoli o contrari alla globalizzazione?». E’ con questa domanda che Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale vicepresidente dell’Associazione Bancaria Italiana, apre il suo intervento sulla globalizzazione nella facoltà di Scienze Politiche della Statale di Milano. Ad una parte della platea, restia a “votare” ricorda che «non ci si può astenere su un tema così importante ed è per questo che io sono estremamente favorevole al fenomeno». Il punto fisso della globalizzazione
di Profumo è che «bisogna tutelare il cittadino produttore, quello che consegna i soldi alla banca, facendo allo stesso tempo risparmiare il cittadino consumatore, quello che spende». Ma dietro a questo semplice ragionamento, però, si celano diversi problemi che il celebre banchiere, incalzato anche dalla platea che spesso non condivideva i suoi giudizi (in sala era presente anche Vittorio Agnoletto, ex eurodeputato di rifondazione comunista), non ha esitato ad affrontare.
La scelta da fare in un mondo come quello di oggi per Profumo è decidere se «tutelare occupazione qua e fallire o cercare di mantenersi competitivi». Per questo sotto la sua guida Unicredit ha iniziato a parlare «23 lingue diverse» e allo stesso tempo ha garantito l’occupazione assumendo «2 mila persone all’anno». Questo allargamento sarebbe molto positivo «se ci consideriamo come consumatori e gestori di talenti perchè si allarga il numero di risorse umane a disposizione» ma allo stesso tempo «se ci cristallizziamo in strutture obsolete e non competitive sarà devastante». Nell’ottica di Profumo, inoltre, la globalizzazione risolverebbe molti problemi. Ad esempio «gli indicatori di povertà negli ultimi 20 anni sono in costante calo» e «investendo nei paesi poveri si riduce ovviamente il rischio di migrazioni». Su queste affermazioni si è sviluppato un acceso dibattito. Un altro aspetto rilevante è che la globalizzazione agevola le nuove tecnologie perchè «non esistono più le grandi fabbriche» e per questo si sono sviluppati sistemi per «coordinare al meglio ogni singola parte del processo produttivo». Tradotto significa una cosa sola: il dilagare di internet. E l’uso della rete, che permette di gestire in tempo reale aziende sparse per il mondo, si è espanso molto velocemente anche alle città e «le
rivolte nel Maghreb sono figlie di queste innovazioni tecnologiche». Parentesi a parte sono l’Italia in cui «per troppo tempo si è pensato di finanziare tutti ma non troppo» e per questo «pochissime imprese sono cresciuta in modo significativo» e l’Unione Europea in cui «manca una leadership forte». Secondo Profumo quello che bisognerebbe fare al più presto è «cambiare le regole del gioco per garantire la crescita». Estremizzando infine la questione -come lui stesso ammette- «chi è contrario alla globalizzazione è un razzista» perchè «guarda con occhi negativi un processo che avvantaggia altri popoli solo perchè dispongono di condizioni produttive migliori». Per un fenomeno come quello della globalizzazione tuttavia «bisogna decidere se è un fenomeno negativo e reprimerlo o se è positivo e quindi cercare di accentuare le sue potenzialità».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Marzo 2011
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