Lo scopritore degli Oasis: “Che disastro la loro separazione”
Il fondatore della band, domenica 13 marzo ha tenuto un incontro all'Informagiovani dove ha parlato dei fratelli Gallagher e della musica ai tempi del download. Con lui esperti del settore
«Non ho preso bene la divisione degli Oasis ma Liam e Noel hanno due caratteri molto forti, era necessaria». A dirlo è Alan McGee, scopritore dei fratelli Gallagher, «ormai erano un marchio di fabbrica, sapevi quello che potevi aspettarti da loro. Adesso hanno progetti separati, vedremo quel che accadrà».
Manager della Creation Records, Alan McGee è arrivato in città con il suo "british stily" per l’incontro organizzato all’Informagiovani di via Como, domenica 13 marzo dove si è trovato di fronte ad una platea di addetti del settore o aspiranti tale.
«Li ho scoperti in un pub di Glasgow, per caso – continua McGee-. Quella sera dovevo essere altrove. Il primo impatto non è stato positivo, hanno suonato una canzone dei Beatles in modo pessimo. Solo dopo hanno dimostrato la loro vera natura». Cappello in testa, occhialini scuri sul volto, vestito nero e scarpe eleganti, McGee ha raccontato la sua esperienza nel mondo della musica, iniziata vent’anni fa. Un carriera che ha incontrato gli Oasis, «non sono mai stati facili. Devo ammenttere però, che con loro ho vissuto un’esperienza incredibile. Raggiungevano gli obiettivi prefissati uno dietro l’altro, in una velocità incredibile», ma anche altri gruppi di successo della "britpop" come i Primal Scream.
Una tavola rotonda dove si è parlato anche della musica al tempo del digitale e del download, organizzata da Ghost Records per il progetto “Notturno Giovani” a cui hanno partecipato anche Francesco Brezzi e Giusppe Marmina, Christoph Storbeck, managing director di Strike – entertaimente e Samantha Colombo giornalista.
«Non critico la tecnologia ma bisogna metterla d’accordo con il music-business. – spiega Alan McGee – Il dowload gratuito non è positivo, il lavoro dell’artista non viene valorizzato e questo da poche speranze di sopravvivenza alle band. Quando è nato Napster le case discografiche avrebbero dovuto collaborarci. Oggi invece, ci sono dei problemi reali: dove va a finire il diritto d’autore? come sarà la musica in futuro? Come fa un musicista a vivere se non ha incassi?».
L’artista insomma, sembra essere costretto tra due realtà: quella creativa e quella pratica, dove internet diventa un mezzo per farsi conoscere, promuovere musica, trovare locali ed etichette discografiche. «Esistono le "netlabel", vere e proprie etichette che lavorano solo on-line, in grado di lanciare dei veri successi» ha spiegato Giuseppe Marmina di Ghost Records. «Internet serve per i vostri contatti – ha invece spiegato Christoph Storbeck -. I giovani devono muoversi, prendere l’iniziativa e smetterla di aspettare che ci sia gente che fa tutto per loro».
Insomma, in un mondo dove "la musica è disponibile come l’acqua" è importante avere le idee chiare, sapersi muovere tra blogger e social network e essere determinati. Ma c’è un consiglio che gli esperti non dimenticano mai: «Non copiate le altre band, sperimentate, rischiate, siate estremi ma siate voi stessi. – continua McGee – Io ho deciso di lasciare la Creation Records quando è entrata anche la Sony Music. C’era una democratizzazione delle idee che provocava un impoverimento di creatività».
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