Marino era un uomo curioso verso il mondo

Marco Carcano ricorda l'amico Bergamaschi all'interno del libro "Economia e responsabilità sociale: fare impresa" che contiene un intervento di Stefano Zamagni

marino bergamaschi«Da Marino penso si debba imparare ad essere curiosi verso un mondo in cambiamento e a non aver paura dell’innovazione, senza mai dimenticare la parzialità dell’azione sindacale e politica. In lui c’era una voglia di cambiamento in modo non sempre lineare nei suoi interventi – di “capire e di stupire”, ovvero di non fermarsi all’ovvio ma anche di chiedersi quanto le sue parole potevano generare cambiamenti». Le parole di Marco Carcano, docente di Sociologia all’Università di Parma, ricordano Marino Bergamaschi all’interno del libro "Economia e responsabilità sociale: fare impresa" che contiene un intervento di Stefano Zamagni
«Marino era una persona “tenace e caparbia” ma capace di associare alle sue tesi, nella discussione privata e pubblica, fini argomentazioni che lo rendevano in grado quindi di colloquiare con “mondi” differenti (quello politico-sindacale e quello degli studiosi)». In lui era solito «l’utilizzo piuttosto rigoroso e non solo mediatico – aspetto non molto comune fra i dirigenti dell’associazionismo imprenditoriale e sindacale oltre che fra i politici – di alcune categorie teoriche non banali come quelli di capitalismo molecolare personale. Qui si sente la voglia continua di “apprendere” da parte dell’autodidatta, e Marino lo era avendo presto interrotto gli studi ma essendo passato da una scuola seria come quella del centro studi di Firenza».
C’era poi la voglia di approfondire sia la conoscenza dei “rappresentanti" (gli artigiani e i piccoli imprenditori) che le logiche della rappresentanza. Per lui gli artigiani erano persone e una modalità di organizzazione del lavoro efficace e coinvolgente. Da qui la sua insistenza – lo vedremo anche a proposito di una riflessione sui suoi interventi orali – sulla necessità di “organizzarsi a rete”, che per lui non era il tributo di fornire a nuove teorie organizzative ma il passo di qualità che il mondo artigiano dovrebbe compiere senza perdere la sua specificità ed originalità. Sulle logiche della rappresentanza Marino era un appassionato “cultore della materia”".
Bergamaschi era anche un uomo dedito all’organizzazione e si è sempre impegnato molto sul tema della mutualità, tanto da voler con tenacia la nascita della Fondazione San Giuseppe. «Oggi – prosegue Carcano – c’è un forte bisogno di servizi, nei servizi sociali, di una maggiore personalizzazione che difficilmente può essere garantita da una organizzazione solo pubblica. Ma Marino andava oltre nel delineare queste prospettive politico-sociali, sostenendo che “più società fa bene anche allo Stato” ma riconoscendo a quest’ultimo un “ruolo di indirizzo, regia e verifica”».
Il professore ha conosciuto da vicino Bergmaschi dai tempi della sua militanza sindacale nella Cisl.
«Marino era un uomo – come dimostra la ricca biblioteca personale che ho avuto modo di vedere per preparare questa nota – di “tante e diversificate letture” (salvo i romanzi come mi ha detto Tina). Nella sua biblioteca si può trovare da un libro di economia aziendale ai più recenti scritti di Bauman, di Sen e di altri filosofi sociali. C’è però, mi sembra, un tratto caratteristico nelle sue letture: il riferimento costante ai libri del Cardinale Martini e di don Primo Mazzolari di cui conserva l’intera raccolta della rivista “Adesso”».
Carcano ricorda con affetto il suo amico e chiude il suo contriubuto con un saluto. «Ciao Marino, buona lettura in Paradiso ne discuteremo se ho detto sciocchezze, quando ci rivedremo: se la bontà del Signore me lo permetterà».

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Pubblicato il 09 Marzo 2011
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