“Non c’è più il futuro di una volta”: parola di Zuzzurro e Gaspare
Intervista con Andrea Brambilla, alias Zuzzurro, che con Gaspare (Nino Formicola) sarà al teatro Che Banca venerdì 4 marzo, con uno spettacolo teatrale che sa molto di cabaret
Torna a Varese la coppia che ha riformato il teatro commedia in Italia: Andrea Brambilla e Nino Formicola, che tutti conoscono, fin dai tempi di DriveIn come "Zuzzurro e Gaspare".
Il titolo, già curioso di per sè è: ‘Non c’è più il futuro di una volta’ di Aicardi, Formicola, Pistarino, Freyrie, per la regia di Andrea Brambilla (alias Zuzzurro) che sarà anche l’unico attore in scena insieme a Nicola Formicola e alle musiche dei Los Chitarones.
Per farci raccontare qualcosa di più dello spettacolo, ci siamo rivolti proprio al regista e protagonista, Andrea Brambilla (nella foto a destra, con Nino Formicola)
Sarà uno spettacolo di attualità, di politica?
«Parlerà di attualità, ma di politica ci sarà solo una battuta nell’intero spettacolo. Sinceramente, non siamo interessati a parlarne. Ci importa di più l’analisi sociale: parliamo di bimbi anziani, dell’uso della televisione e della tecnologia. Anzi, il testo parte proprio da quest’ultima: la questione è infatti tra chi, come Nino, dice che il terzo millennio è una buona cosa e chi, come me, dice di no. "Se guardo avanti vedo solo nero" spiego infatti in una battuta»
E’ un "svantaggio" anche per lei, nella vita?
«In realtà la tecnologia è qualcosa di valido, ma noi la usiamo "a cacchio": per esempio c’è gente che se non ha il cellulare diventa matta, o che dice "meno male che ci sono i call center". Ma siamo impazziti?»
Anche su questo cartellone, non manca – oltre ai vostri nomi Andrea Brambilla e Nino Formicola, anche l’accenno a Zuzzurro e Gaspare: una maschera che non si riesca più a togliere, malgrado abbia oltre trent’anni?
«Noi siamo come le mucche di una volta: marchiati a fuoco sul culo "comici televisivi". Siamo stati Zuzzurro e Gaspare all’inizio e ora non c’è più verso di toglierlo»
Ma la televisione vi manca?
«La televisione più che a noi manca al nostro direttore di banca. Per quel che mi riguarda la tivù mi manca perchè quando sei in tivù la gente sa che sei ancora vivo. Se invece ne facciamo un discorso qualitativo, la televisione non ci manca affatto. Noi in questi giorni stiamo registrando a Zelig, quindi siamo in tivù, perchè è un programma che apprezziamo dal punto di vista qualitativo. Ma se l’alternativa è andare su un Isola, preferisco stare a casa mia seduto sulla tazza del cesso»
Voi però, vi siete costruiti una alternativa di successo: a Teatro fate moltissime serate…
«A dire il vero, con i tagli del signor Bondi di serate ne facciamo molto meno di prima: se prima erano una media di 150 – 160 all’anno, quest’anno ne facciamo non più di 100 – 110»
Un numero, comunque, ragguardevole: segno di un affetto da parte degli spettatori che non si perde. E anche a Varese ogni vostro arrivo è ben accolto al botteghino: é una piazza che affrontate volentieri?
Varese è una piazza che non posso dimenticare, non foss’altro per il fatto che ci sono nato, anche se poi sono venuto via. E anche mio figlio Riccardo, per una serie di coincidenze del destino, è nato a Varese»
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