Processo Lolita, davanti ai giudici l’assessore all’urbanistica

Massimo Bossi ha deposto davanti al collegio del processo a carico di Gigi Bossi, Federica Motta e Riccardo Papa. Le difese attaccano la perizia dell'accusa sulla pratica Expert: «Non c'è truffa»

Massimo Bossi, vice-sindaco di Gallarate, è stato ascoltato questa mattina, giovedì, come teste dell’accusa nell’ambito del processo Lolita che vede accusati di concussione e truffa l’ex-capo dell’ufficio tecnico del comune di Gallarate Luigi Bossi, la compagna e architetto Federica Motta e l’ex-presidente dell’Ordine degli architetti Riccardo Papa. L’assessore all’urbanistica gallaratese ha risposto in merito ad alcune delle pratiche edilizie "sospette" finite sotto la lente di ingrandimento della Procura di Busto Arsizio tra le quali quella relativa all’Expert di via Noè, quella delle Canossiane e la mediazione Sci.

In merito alla pratica Expert a Bossi è stato chiesto se era a conoscenza del fatto che Federica Motta fosse co-firmataria del progetto insieme a Riccardo Papa. L’assessore ha risposto di averlo saputo dopo e che il professionista suo interlocutore su questa pratica edilizia era Riccardo Papa: «La Motta l’ho incontrata solo due volte durante questi anni e per altre pratiche – ha detto Bossi che poi ha sottolineato – la nostra preoccupazione sulla Expert era la sicurezza di pedoni e automobilisti visto che su quella strada c’erano già stati 4 morti». Così Bossi spiega il senso di alcune intercettazioni lette in aula dal pubblico ministero Pirro Balatto che ha replicato citando un’altra intercettazione «anche quando dice che su questa storia si stava giocando il culo?». L’assessore non si scompone sottolineando nuovamente l’aspetto della sicurezza dei fruitori del centro. Riguardo alla mediazione Sci, nella quale Gigi Bossi è accusato di aver intascato circa 400 mila euro insieme a Federica Motta facendo parte attiva nella mediazione di compravendita di un terreno, Massimo Bossi dice di averlo appreso dai giornali che ne hanno parlato.

Sulle Canossiane è lo stesso presidente del collegio giudicante Novik a leggere alcune intercettazioni che fanno notare le pressioni di Nino Caianiello (nominato nelle intercettazioni dallo stesso Bossi il "mullah" o "mister acqua"), che questa volta appare nel suo ruolo politico  di coordinatore dell’allora Forza Italia, perchè il progetto di recupero fosse approvato. Caianiello premeva perchè quel progetto fosse approvato così come lo avevano pensato i diretti interessati (l’ex-consigliere regionale del Pdl Giorgio Pozzi e Massimo Buscemi) alla realizzazione: «Da parte mia avevo giudicato il progetto troppo impattante» – ha risposto Massimo Bossi.
Dopo l’assessore all’urbanistica è stata la volta della perizia di parte dell’accusa redatta dal geometra Belletti, consulente della Procura, sulla regolarità della pratica Expert. La stessa è apparsa viziata dalla mancanza di alcune documentazioni, nella pratica conservata dall’ufficio tecnico, che potessero provare il calcolo degli oneri di urbanizzazione. Lo stesso documento è stato prodotto dalla difesa e in particolare dall’avvocato Federico Papa, che difende il fratello Riccardo, il quale ha consegnato al collegio una lettera inviata dal proprietario dell’area Camillo Clerici all’allora sindaco di Gallarate Mucci nel quale sono riportati i calcoli. Sembra cadere, al momento, l’ipotesi sostenuta dall’accusa riguardo ad una possibile truffa da 150 mila euro ai danni del Comune di Gallarate. Nella prossima udienza, che si terrà il 12 maggio, verrà riascoltato l’assessore Bossi.

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Pubblicato il 03 Marzo 2011
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