“Svegliata da una scossa, mascherina e valigia pronta”
Luce e trasporti a singhiozzo anche nella capitale. Aumentano le preoccupazioni per via dei problemi alle centrali nucleari: "Il vento soffia 'sfortunatamente' verso sud-ovest"
Al quarto giorno dal terremoto che ha investito il Giappone, sale la tensione, soprattutto tra la comunità internazionale. Difficili i collegamenti, e c’è grande preoccupazione per la situazione delle centrali nucleari del nord. Tra scosse di assestamento e valigie pronte dietro la porta, ecco la quarta puntata della corrispondenza di Erica Borile, la giovane amica di Varesenews che vive a Tokyo.
Nella situazione di normalità che ancora si vive a Tokyo, già lunedì qualche piccola crepa si intravede. Anche a causa dei previsti balckout di corrente elettrica programmati da TEPCO, non tutte le linee dei treni e della metropolitana funzionano, o funzionano a singhiozzo, causando ingorghi umani nelle principali stazioni dei treni e degli autobus (lo scatto è stato realizzato da Erica a Tokyo la sera che ha seguito il sisma nda). Io come sempre ho optato per la bicicletta, avendo la fortuna di vivere relativamente vicina al centro, e a giudicare dalle immagini del TG serale dalle principali stazioni cittadine direi che si è rivelata una buona scelta.
Dopo una giornata di relativa tranquillità e la decisione di chiudere gli uffici per un paio di giorni per dare modo a tutti di stare con le loro famiglie e di non correre rischi inutili, la sera riserva notizie non proprio confortanti. Un altro reattore della centrale di Fukushima sta dando problemi. Andiamo a letto tardi, stanchi, tesi e con un’evidente overdose da informazione. Le notizie sono contrastanti e ancora confuse, ci riserviamo di aspettare gli sviluppi durante il mattino.
La sveglia naturale è alle cinque, con una bella scossa di assestamento. Magnitudo 3 per la scala Giapponese, pare con epicentro nella baia di Tokyo, ma niente di serio, nessuna conseguenza. Solo un grande spavento e una sveglia con il "piede sbagliato". Apprendiamo più tardi che verso le 6 di mattina c’è stata un’altra esplosione in uno dei reattori della centrale di Fukushima questa volta non prevista né programmata, e viene confermato il rilascio di radiazioni nell’atmosfera circostante. Come ormai è noto anche in Italia, il raggio di evacuazione rimane di 20 km dalla centrale e fino a 30 km si raccomanda assolutamente di non uscire di casa.
Il vento soffia "sfortunatamente" verso sud-ovest, ovvero verso le regioni circostanti e verso la capitale, dove noi ci troviamo. Mantenere la calma non è facile, le prime telefonate di amici che si vogliono consultare sul da farsi iniziano ad arrivare. Chi ha deciso di rimanere, chi è già in stazione con il biglietto per andare a ovest.
Noi decidiamo di rimanere per il momento. La famiglia del mio ragazzo è ancora bloccata a Ibaraki (a poco più di 100km dalla centrale di Fukushima) e tentiamo di capire se c’è una qualche possibilità che possano lasciare l’area e raggiungerci, almeno a Tokyo. Purtroppo lo stato delle strade e la mancanza di benzina, uniti ad altri fattori non rendono facile l’impresa, forse bisognerà aspettare ancora.
Nel frattempo nelle zone circostanti si presta molta attenzione ai rilevamenti del livello di radioattività. A Tokyo si dice che siano 20 volte più del normale (ore 14:30 di martedì 15 marzo), ma che non si tratta di un livello rischioso per la salute. E’ di poco fa l’email dell’Ambasciata italiana che ci aggiorna e ci conferma che le informazioni che riceviamo dai media e dalle conferenze stampa del governo sono corrette, e che il vento in realtà pare non stia portando materiale radioattivo di rilievo su Tokyo.
La situazione è a dir poco confusa, quelli di noi che sono ancora a Tokyo o in Giappone in generale tentano di mantenere la calma e di fare il possibile per appoggiare il paese nel suo sforzo di tenere la situazione sotto controllo, anche se il livello di preoccupazione sale constantemente.
Tra gli stranieri c’è chi ancora è al lavoro, in negozio o in ufficio, chi fa scorte di cibo e bevande preparandosi all’eventualità di non essere in grado di uscire di casa per un po’, chi fa le valigie e chi pensa di andare a prendersi un drink da qualche parte. Le reazioni sono delle più disparate.
La cosa che più fa meraviglia, per lo meno a noi, è l’apparente calma con cui i Giapponesi stanno affrontando il tutto. Tra i miei amici giapponesi di Tokyo e dintorni nessuno sembra intenzionato a muoversi, e tutti fanno il tifo per gli esperti e i volontari che stanno lavorando ai soccorsi e al mantenimento della centrale nucleare. Il panico serpeggia – pare – esclusivamente tra la comunità internazionale.
Forse un’eccesso di ottimismo e fiducia, o forse semplicemente l’indole caparbia del paese che viene a galla.
Con una scorta assicurata di cibo e bevande, mascherine e valigie pronte per l’occorrenza di fianco alla porta, per il momento decidiamo di rimanere in città e di seguire gli sviluppi.
LE ALTRE PUNTATE DA TOKYO
In bici per Tokyo: “Manca la benzina, ma il Giappone reagisce” del 14 marzo
Terremoto: “Ecco come viviamo il giorno dopo” del 12 marzo
«Mi sono sfilata i tacchi e ho cominciato a correre» dell’11 marzo
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