Bacchetta parla al giudice: “Non sono un mostro”

Per la prima volta al processo per l'omicidio Catic parla uno dei due imputati per alleggerire la sua posizione. Gli avvocati di Jacopo Merani chiedono la seminfermità

«Non sono un mostro, non sono mai stato un violento, lo sanno tutti quelli che mi conoscono». Appassionata autodifesa di Andrea Bachetta, 21 anni, all’udienza in camera di consiglio per la morte del giovane Dean Catic, assassinato nell’aprile del 2009 a Varese, e per il quale il tribunale di Varese sta processando, con il rito abbreviato, lo stesso Bachetta e Jacopo Merani, 21 anni, accusati del delitto e dell’occultamento del cadavere.

I due ragazzi responsabili dell’omicidio stanno giocando una partita difensiva separata e per certi versi anche in contrasto tra loro, nonostante siano abbiano praticamente ammesso l’omicidio. “Chi era il capo, Merani o Bachetta?” sembrano chiedersi le difese reciprocamente, pur nella correttezza formale dei ruoli. La requisitoria della scorsa udienza, formulata dal pm Agostino Abate è stata durissima (il sostituto procuratore ha chiesto due ergastoli).
Tra le pieghe del racconto di quella terribile notte, l’accusa è sembrata attribuire a Bacchetta un ruolo importantissimo nella dinamica dell’omicidio e nel movente, alimentato da rancori mai sopiti (il danno alla macchina di Dean e la conseguente spedizione punitiva contro Andrea). Anche l’episodio accaduto qualche mese prima del delitto, quando i due ragazzi gettarono nel lago un amico, è stato citato dall’accusa come l’escalation di una strafottenza e di una pericolosità crescente del comportamento dei due giovani, Bacchetta in testa (nella foto). Forse anche per cercare di minimizzare questo episodio, Andrea oggi ha preso la parola: «Ha solo voluto precisare che lui non è quel mostro che sembra uscire dal racconto del pm – spiega l’avvocato Fabio Margarini che era presente oggi in aula –  quell’episdio per il ragazzo era uno scherzo, non c’era una vera cattiveria dietro». 

Ma davanti al giudice, Giuseppe Fazio, oggi era il giorno della requisitoria della difesa di Jacopo Merani seguito dagli avvocati Alberto Zanzi e Fabio Ambrosetti. I due legali hanno parlato a lungo della situazione psichiatrica di Jacopo Merani e hanno chiesto che il Tribunale tenga conto della possibile seminfermità mentale del giovane: un’ipotesi che secondo i difensori sarebbe confermata dalle perizie e dai certificati che ricostruiscono anni di cura e farmaci: avrebbe gito, insomma, perché condizionato da un deficit di lucidità. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Aprile 2011
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