La procura chiede il fallimento de La Quiete
Presentata istanza al tribunale nei confronti della vecchia società che deteneva la clinica. I Polita negli ultimi giorni hanno pagato diversi debiti e gli avvocati sostengono che non vi sia insolvenza
La procura delle repubblica di Varese ha chiesto il fallimento de La Quiete srl, la società che in origine era proprietaria della più nota clinica privata della città, fondata nel 1919 dal medico Antonio Riva in una delle più esclusive ville della zona. La vecchia Quiete ha ancora diversi milioni di euro da pagare e per questo motivo la procura ha presentato un’istanza alla sezione fallimentare del tribunale di Varese. Secondo la tesi del pm Agostino Abate, i Polita, nuovi proprietari della clinica, non avrebbero ancora pagato i debiti che avevano incamerato all’atto dell’acquisto della clinica, e non sarebbero in grado di offrire adeguate garanzie per i pagamenti che restano da fare.
La richiesta della procura va inquadrata separatamente rispetto all’inchiesta penale anche se nasce da un presupposto logico: si è mossa la procura perché l’insolvenza, secondo il pm, deriva da un’ipotesi di reato penale, che emergerebbe dai comportamenti societari della nuova proprietà (com’è noto è in corso un’indagine sulla cessione e sulla successiva gestione de La Quiete)
Il tribunale non ha preso una decisione, poiché gli avvocati del gruppo Polita hanno chiesto da una parte l’archiviazione del procedimento e in subordine un rinvio per dare tempo agli imprenditori di pagare i debiti. In particolare, l’avvocato Fabio Fedi rileva che i proprietari della società la Quiete srl hanno versato, in questi giorni, circa 4 milioni di euro, tra debiti verso privati e cartelle esattoriali in scadenza, saldando le pendenze verso i debitori privilegiati. Sempre secondo l’avvocato Fedi il gruppo Polita ha garantito che verserà altri 2 milioni di euro quando andranno a scadenza altre cartelle, mentre non vi sarebbero in questo momento debiti esigibili immediatamente in circolazione. Da qui la considerazione che, a parere dei Polita, a tutt’oggi, la società non sia in uno stato di insolvenza.
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