Non solo ratti. C’è molta Italia nel voto in Ticino

Frontalieri, infrastrutture, turismo: i temi portanti di queste elezioni toccano molto da vicino le regioni di confine. Molto è cambiato dalle ultime cantonali che si tennero nel 2007

elezioni canton ticino bellinzonaAlle 17 di oggi, in Canton Ticino, verranno aperti i seggi per eleggere il nuovo Governo ed il nuovo Parlamento dello Stato estero più vicino a noi. Le ultime elezioni cantonali si tennero nel 2007, con una partecipazione al voto del 62 per cento. Sono cambiate molte cose da quella elezione e oggi più che mai, ce ne siamo resi conto, ciò che accade, ciò che decide o anche solo pensa la politica ticinese, ha il potere di influenzare i nostri territori. Per capire questo popolo, federalista, loro sì per davvero, bisogna sforzarsi di guardare oltre "i ratti che ballano", i "gatti che ronfano", oltre gli urli e le provocazioni di taluni, alimentati solo da naturali e quotidiane contrapposizioni tipici delle regioni di frontiera. Non è un caso che quanto sopra abbia poi avuto una maggiore eco in Italia piuttosto che in Ticino. Insomma, chi vuole guardare dentro queste elezioni deve farlo sapendo che all’interno di questa tornata c’è un po’ di tutto, forse anche un po’ di Italia, una contaminazione che poco piace oltre il confine ma con i quali i 214 mila ticinesi iscritti al catalogo di voto, anche per loro scelte, devono fare i conti. Entrare nei temi stretti della politica ticinese non è semplice per un italiano perché, purtroppo, il confine divide ancora e molto. C’è poca voglia, forse non se ne vede l’utilità, di conoscere una grammatica istituzionale in grado di farci leggere compiutamente l’Estero più vicino a noi, quello che permette a 48 mila italiani di faticare, per esempio, ricevendone buon compenso. Ecco, proprio il tema del lavoro, del frontalierato, della lenta partita tra l’Unione Europea e la Svizzera sui bilaterali, sono temi ai quali bisognerebbe prestare maggiore attenzione.

Spesso i media riportano solo le provocazioni di partiti come l’UDC e la Lega dei Ticinesi, provocazioni che, in Ticino, hanno fatto comodo un po’ a tutti i partiti storici anche in questa campagna elettorale ma oggi, rosi dal dubbio che possa entrare un secondo esponente leghista nel Governo ticinese, scalzando un esponente del partito liberale radicale ticinese, qualche timore avanza. Va pure considerato che il posto di consigliere di Stato, per il sacrosanto principio della concordanza e della collegialità geneticamente presente nei cromosomi della governance svizzera, ammorbidirebbe posizioni e toni, forse lasciando a chi rimane fuori dal palazzo governativo a Bellinzona il compito di strillare ai terroni, agli extracomunitari, ai "taglian magnaramina" e via discorrendo. Gli urlatori, forse, dovrebbero però ricordare che molte invettive, si pensi a quelle sulla sicurezza o gli extracomunitari, andrebbero rivolte pure al partito italiano con cui più si identificano e che più di tutti si erge a difensore di tali cause.

canton ticino Ecco, anche in questo senso c’è un’italianizzazione della politica ticinese. Ma sul tavolo elettorale ticinese rimangono altri argomenti di maggior respiro che investono anche noi. Basti pensare ai rapporti che il Ticino ha e vuole avere con Regione Lombardia anche dopo la pasticciata situazione venutasi a creare nell’ultimo anno sulla Regio Insubrica, ormai citata solo per eventi sportivi di tutto rilievo. Ci sono rapporti da coltivare, un’industria sana con la quale fare sistema, un piano di mobilità ed infrastrutture in divenire che lega i due territori con risparmio di tempo e denaro. C’è il turismo da ripensare, in crisi da una parte e dall’altra. Questa non è una partita a chi arriva primo, ricordando pure l’adagio africano "siamo solo in due e tu chiedi di correre in mezzo". Ci sono nuove connessioni tra sistemi universitari e scuole professionali di altissimo livello come la Supsi, c’è un sistema finanziario e bancario con il quale dialogare ed operare, soprattutto ora che Tremonti, così pare, ha tolto la Confederazione dalla black list. Insomma, il risultato politico di domenica prossima, inutile nasconderlo, ha molti significati anche per le nostre regioni al confine e la messa a fuoco di questo dato, indipendentemente dalla frantumazione politica interna, dagli slogan o da un rinnovato populismo di destra ormai presente in tutta Europa, bisogna cercare di investire in "conoscenza dell’altro" se davvero vogliamo creare un’area in grado di passare sopra le teste della politica. Il Canton Ticino, dal canto suo, deve trovare nella società, nelle istituzioni e nella propria economia, l’equilibrio interno giusto per rispondere alle nuove sfide esterne così cambiate dalle elezioni del 2007: prima fra tutte quella di parlarsi. Conoscersi e, se ci si piace, frequentarsi.

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Pubblicato il 07 Aprile 2011
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