“Restare umani non basta”
Filippo Bianchetti, compagno varesino delle battaglie a favore del popolo palestinese, ricorda Vittorio Arrigoni, il volontario rapito e ucciso a Gaza. Partendo dalle parole che concludevano ogni suo post
La morte di Vittorio Arrigoni è stato uno choc per molti, ma soprattutto per chi da anni si stava battendo per la libertà della Palestina. E tra loro c’è anche il varesino Filippo Bianchetti, medico e volontario tra i più in vista sulla questione. Che Arrigoni l’ha conosciuto e frequentato fino all’ultimo, come socio fondatore della associazione che Arrigoni presiedeva, la Ism Italia. E a lui proviamo a chiedere una testimonianza "da vicino" del volontario ucciso.
Quali erano i tuoi rapporti con Vittorio Arrigoni?
«Sono stato con lui a Gaza, l’ho raggiunto. Io e lui ci conoscevamo da tempo, via posta elettronica e per telefono. Lui lavorava per Ism – International Solidarity Movement, ed era presidente di Ism Italia di cui io sono tra i soci fondatori. Ma la prima volta che ci siamo visti e frequentati per davvero è stato quando siamo andati a Gaza, un mese dopo la fine dei bombardamenti del gennaio 2009. Abbiamo passato tre settimane gomito a gomito con Vittorio, e da lì è nata una amicizia più stretta. E’ stato anche a Varese, ospite a casa mia alcuni giorni, poi ci siamo ritrovati al Cairo per la “Gaza Freedom March”. In forza di quel legame abbiamo fatto di tutto per aiutarlo da qui: diffondendo il suo libro come potevamo e i contenuti del suo blog, Guerrillaradio. Che ora spero non gli chiudano. Non si sa mai…»
Quella della morte di Arrigoni è stata una notizia tragica. Ma è stata anche inaspettata?
«Quando ho saputo, mi è venuta in mente la morte di Pasolini: che è morto come era previsto, e come tutti immaginavano. Nessuno ha mai saputo la verità, ma tutti sanno chi è stato. E anche in questo caso è lo stesso. Indipendentemente da tutto quello che si sta dicendo, i fatti sono questi: Israele ha inviato un messaggio a tutta la comunità internazionale per impedire la partenza della Freedom flottilla, Berlusconi è stato l’unico a raccoglierla ufficialmente e dire che avrebbe fatto di tutto per impedire la partenza. Il giorno dopo Vittorio è stato rapito e poi è stato ucciso, senza aspettare l’ultimatum promesso. La verità è tutta qui. Il leggendario gruppo salafita di cui si parla è presentato come gruppo fondamentalista islamico e la ricostruzione fa pensare a una delirante lotta intestina tra palestinesi. E adesso i miei amici varesini filopalestinesi mi dicono “Che senso ha sbattersi per i palestinesi?”. Questo è il risultato migliore che Israele potesse ottenere, complimenti a Netanyau: è riuscito fare fuori il suo nemico principale e far pure passare la sua morte come una cosa tra palestinesi ».
A chi si rivolgeva il lavoro di Vittorio in Palestina? Era diretto nei confronti di qualcuno?
«Vittorio adesso è presentato come amico di Hamas, ma in realtà aveva una posizione anche critica con loro. Come tutti gli attivisti, cercava di non immischiarsi nella politica, ma essendo amico di tutti aveva visto anche la deriva che stava prendendo Hamas. Trovava che dare addosso tutti ad Hamas fosse strumentale, ma anche lui vedeva i problemi in quella formazione. Però vedeva anche che l’ANP era fatta di traditori, collaborazionisti di Israele».
E la tua idea a proposito, qual è?
«La mia posizione è che della politica palestinese non mi importa niente. Mi importa della loro libertà, perchè è giusto che l’abbiano e perchè so che, come tutti i popoli liberi, sono capaci di usarla bene. I palestinesi sono stati ridotti così da Israele, che ha “fatto fuori” tutti gli intellettuali più fini. Quindi, il problema vero non è la politica interna palestinese, il problema è Israele. E noi dobbiamo chiedere ad Israele quello che invece chiediamo alla Palestina: cioè essere giusti e corretti. Per questi motivi mi hanno dato pure dell’antisemita: a me, che sono venuto grande con Primo Levi… Il problema sono le politiche di tutti i governi israeliani che si sono succeduti dal ’48 ad oggi»
A parte lo sconforto e il dolore, sento la tua voce “incazzata” per questa morte. E’ vero?
«Guarda, il "restiamo umani" che lui metteva sempre alla fine dei suoi post non basta. Ora dobbiamo aggiungere anche “ragioniamo e gridiamo questa verità”. Sono certo che Vittorio approverebbe ».
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