Un anno senza il Conte Panza, ma il sogno continua
La grande collezione d’arte americana e le mostre temporanee portano sul colle visitatori da tutto il mondo. A undici anni dall’apertura Villa Panza resta un gioiello per la città

Determinato, intransigente con sé stesso e con gli altri, ossessionato dalla qualità e “cortesemente prepotente”, Giuseppe Panza era appassionato d’arte americana che ha collezionato per tutta la vita, inizialmente scegliendo le opere attraverso fotografie in bianco e nero, come racconta nella sua autobiografia, e poi visitando personalmente gli studi degli artisti. «Un amore per l’America che non si è mai scalfito – come ricordava Anna Bernardini – Giovane laureato in giurisprudenza volle andare in America per completare gli studi e ricordava sempre di come si innamorò di quel paese. Della luce, dell’aria, della natura, della grandezza degli spazi».
Gli autori che collezionava li amava tutti indistintamente «È come per i figli, l’amore per loro non lo dividi ma lo raddoppi, lo replichi e così Panza era sempre in sintonia con gli artisti che sceglieva, tanto da comprarne centinaia di opere, come a volersene impossessare» ricordava Marco Magnifico Vice presidente esecutivo del FAI e nipote di Panza.
«Con la morte di Panza è necessariamente finita un’epoca – spiega Anna Bernardini – e questo anno è stato di riflessione e riorganizzazione per poter proseguire al meglio nella sua linea. Una dei progetti che vorremmo realizzare è un archivio di tutta la sua documentazione e la corrispondenza con gli artisti, così come la volontà di rendere accessibile la sua biblioteca d’arte in collaborazione con la famiglia, ovviamente. Vorremmo inoltre realizzare un video per raccontare al pubblico la vita da romanzo di Panza».
A garanzia della qualità che Panza tanto raccomandava sarà costituita una commissione di Garanti che affiancherà il FAI nelle scelte espositive.
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