Un’intera famiglia “vittima” del pornomassaggiatore
Nel processo a Roberto Benatti testimoniano due fratelli che hanno raccontato le varie sedute nelle quali venivano violentati a loro insaputa. Altre due vittime hanno raccontato di un accordo con il Cai di Carpi
Nuova sfilata di vittime del "pornomassaggiatore" al processo in corso al tribunale di Busto Arsizio che vede imputato Roberto Benatti, sedicente fisioterapista accusato di aver abusato di decine di pazienti che entravano nei suoi due studi di Gallarate e Colle Santa Lucia (Bz) per sedute di fisioterapia eseguite spesso con l’ausilio di potenti sonniferi per facilitare quella che lui chiamava "la mossa".
Questa mattina, mercoledì, in aula è stato il turno di due fratelli di Bolzano, dei quali uno appena diciassettenne all’epoca di fatti. Il più giovane ha testimoniato per primo raccontando come aveva conosciuto il Benatti: «Ogni tanto accompagnavo mio fratello che stava seguendo un ciclo di sedute con il dottore – racconta in un misto di timidezza e rancore – dopo un po’ mi disse che anche io avevo dei problemi al bacino e mi chese di sottopormi alla "mossa". Mi disse che avrebbe dovuto infilare due dita nell’ano per prendermi il coccige da dentro e mi chiese di spogliarmi e di ingoiare delle capsule per addormentarmi perchè sarebbe stato doloroso, poco dopo caddi in un sonno profondo e mi risvegliai qualche ora dopo». Il giovane, alla domanda del pm Silvia Isidori che aveva chesto di dolori particolari dopo quella seduta, ha risposto di non ricordare particolari malesseri: «Non ho sentito dolori – ricorda il giovane – sono stato da lui altre volte perchè mi aveva convinto di avere un metodo infallibile per studiare ma dopo poco mi accorsi che aveva tendenze gay e non sono più voluto andare».
Il fratello maggiore ha testimoniato subito dopo: «Conobbi Benatti dopo che me lo suggerì mio padre che era già suo paziente per problemi alla spalla – racconta -: almeno due volte mi sono sottoposto alla mossa. Anche a me aveva detto che avrebbe dovuto introdurre due dita nell’ano per effettuarla e che era meglio addormentarmi perchè così non mi sarei irrigidito. Poi nel 2007 i Carabinieri di Bolzano mi mostrarono le immagini che avevano trovato nel suo computer nel quale mi sono riconosciuto. In una delle foto mi masturbava e nell’altra aveva infilato un bastone nel mio ano». Il teste, dopo quelle manipolazioni, aveva chiesto ad altri suoi amici fisioterapisti se fossero a conoscenza della "mossa" ma nessuno diede conferma dell’esistenza di questo tipo di manipolazioni: «Avevo qualche dubbio ma avevo ricevuto anche dei benefici dal ciclo di interventi quindi non sospettavo di queste sue attività». Fatto sta che nel 2004 l’intera famiglia aveva rinunciato alle vacanze per pagare il sedicente fisioterapista, in tutto 3000 mila euro senza ricevuta.
Ma Benatti sapeva anche unire finalità sociali alle sue finalità perverse e riuscì ad accreditarsi presso il Club Alpino Italiano di Carpi stringendo una specie di accordo verbale secondo il quale i soci del Cai del centro emiliano avrebbero "goduto" delle sue prestazioni gratuitamente e i soldi sarebbero stati devoluti allo stesso club per la costruzione di una sede a Colle Santa Lucia. Uno dei testi sfilati questa mattina ha confermato: «Andai da lui perchè avevo problemi di postura, sono iscritto al Cai di Carpi e avevo saputo dell’iniziativa di questo fisioterapista – racconta – addormentò anche me e ricordo solo che dopo aver preso delle capsule m addormentai profondamente». Stesso racconto anche da parte di un altro teste di Carpi. Una parte del rifugio, dunque, fu costruito anche grazie alle "manipolazioni" del Benatti.
Il processo, comunque, non ha ancora esaurito tutti i testi e il prossimo 25 maggio ne sfileranno ancora una quindicina.
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