Vi racconto il Wojtyla varesino
I ricordi di Giuseppe Gibilisco, che fu sindaco della città ed era devotissimo a Giovanni Paolo secondo, fino a chiamare così suo figlio. Il racconto dei sei incontri, in nome di Varese
In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, il Papa che venne a Varese , non solo il cuore s’è riempito di gioia ma nella mia mente si sono rincorsi mille ricordi di fatti che vorrei raccontare , fatti che direttamente ed indirettamente hanno segnato il mio rapporto con Lui , con il suo sguardo dolce e penetrante che non lascia scampo alla Tua coscienza.
Volendo raccontare pubblicamente questi ricordi mi trovo nell’imbarazzo tra il limitare al solo momento pubblico della visita a Varese o se accennare sia pure per sommi capi ai tanti fatti che mi sono accaduti ed allora ho scelto il secondo percorso , chiedendo venia per aver mescolato ragione e sentimento , pubblico e privato, ma preferisco raccontare quello che mi è successo perchè così posso meglio ringraziare chi mi ha consentito così cari incontri ed ha consentito a Varese di accoglierLo il 2 Novembre 1984.
UNA VISITA PROFETICA
Il primo ricordo è “profetico” , nel senso che quando accadde non potevo immaginare cosa poi sarebbe accaduto. Non ricordo se fu il 29 o 30 settembre 1978 ( era appena morto papa Giovanni Paolo primo ) ed il consigliere comunale del PCI Gino Bortolanza giunse in Comune con una delegazione di comunisti di Cracovia , delegazione che ricevetti loro mostrando il palazzo e giunti nel salone estense oltre che spiegare che era la sede del consiglio comunale illustravo le origini dell’edificio e la presenza negli affreschi sul soffitto dello stemma del Papa dell’epoca (Clemente XIII). Dopo tale cenno l’interprete mi chiese di appartarmi un attimo in un angolo del salone con il capo delegazione polacco che mi disse: “so che lei è cattolico mi permetta di farle le condoglianze per la morte del Papa”. Nessuno poteva in quel momento immaginare che il successore sarebbe stato Carol Wojtyla arcivescovo di Cracovia.
PAPA WOJTYLA E IL SACRO MONTE
Immediatamente dopo la Sua elezione al soglio pontificio , il Suo modo di porgersi e d’incontare la gente viaggiando dappertutto e soprattutto il ritorno a Varese di Mons. Pasquale Macchi avevano destato in me la voglia di averlo a Varese, ma come fare ad incontrarlo per dirglielo e soprattutto per ottenere il suo sì. La prima occasione si presentò il 25 Aprile 1981 giorno in cui all’udienza pontificia partecipavano gli ammalati dell’Unitalsi di Varese, accompagnata da mons. Alberti. Con mia moglie arriviamo all’Hotel Ergife dove si trovavano i varesini a notte fonda, dormimmo poche ore ed alle 6 del mattino veniamo svegliati per recarci in San Pietro.
Grazie all’amicizia di mons. Alberti con mons. Monduzzi stretto collaboratore del Papa siamo collocati nelle prime sedie sotto l’altare papale così che quando scese per salutare gli ammalati si fermò avanti a me e mia moglie. Immediatamente gli consegnai tre volumi curati da Silvano Colombo con la storia di Varese e gli chiesi di venire in visita e per sollecitare la sua curiosità faci presente che i colori della citta erano gli stessi della sua Polonia e che il cuore di Tadeus Kociusko eroe polacco del settecento fu per un lungo periodo sepolto a Varese in villa Recalcati.
Il papa, tenendo per tutto il tempo la mano di mia moglie, dopo avermi fulminato con lo sguardo per quanto stavo dicendo, mi rispose con una domanda : “come sta il mio amico mons. Macchi arciprete del Sacro Monte?” Solo dopo ho capito che mi stava spiegando cosa voleva dire per Lui venire a Varese e chi lo avrebbe consentito, al momento mi stupì l’uso dell’espressione “arciprete” in quanto propria solo di chi regge la parrocchia del Sacro Monte e mi chiedevo come il Papa facesse a saperlo.
CON IL VARESE CALCIO
La seconda occasione d’incontro venne da una telefonata dell’avv. Colantuoni presidente del Varese Calcio che mi comunica che il giorno prima della partita Lazio Varese ( quella del 4 dicembre 1982) il Papa dava udienza particolare nell’anticamera del suo studio alla squadra di calcio. Raggiungo a Roma la squadra accompagnata oltre che dal presidente da Fascetti allenatore e da tutti i giocatori e saliti agli appartamenti pontifici il Papa ci incontrò e dopo aver pronunciato un breve saluto in cui esaltava il valore umano e cristiano dello sport stretta la mano a tutti , mi accompagnai a Lui che s’incamminò nel corridoio che, secondo le indicazione che venivano date , portava ad un’altra sala in cui erano ad attenderlo per altra udienza i giuristi cattolici del prof.Paiardi. Nel breve tragitto mi prese sottobraccio e dopo che gli confessai le ragioni del mio impegno politico mi incoraggiò a proseguire.
MONSIGNOR MACCHI E L’ARRIVO DEL PAPA SULLA SCIA DI SAN CARLO
Ancora lontana sembrava la possibilità di ottenere un suo viaggio a Varese ma non si doveva disperare perchè a Varese c’era Mons. pasquale Macchi e solo grazie a Lui tutto fu possibile.
Potrei raccontare tantissimo di quel 2 Novembre 1984 ma mi limiterò a pochi cenni per non dilungarmi troppo. Mons. Macchi ci fa sapere che il Papa è disponibile ma occorre trovare un’occasione in quanto occorre passare attraverso l’arcivescovo card. Martini.
E l’occasione milanese giunge con la proposta al Papa di un pellegrinaggio sulle orme di San Carlo. Sembrava che nel programma del viaggio ci potesse stare anche il passaggio da Varese.
Mentre ci diamo da fare con una commissione ristretta attorno a Mons. Macchi ad un certo punto lo stesso ci fa presente delle difficoltà che ha trovato a Milano , che il pellegrinaggio doveva iniziare il 3 Novembre e che non prevedeva Varese. Ma ben presto lo stesso Mons. Macchi ci richiamò facendo presente che, grazie alla disponibilità del Papa di anticipare l’arrivo in Diocesi , era riuscito ad ottenere che il Papa giungesse al Sacro Monte salendo a piedi il viale delle cappelle recitando il rosario.
L’ORGANIZZAZIONE, CHE FATICA!
Moltissimi i problemi da affrontare. Ne ricordo solo alcuni: la sicurezza per l’esposizione dei luoghi da percorrere, l’accoglienza dei fedeli e la loro collocazione lungo il percorso (brillantemente risolta grazie all’aiuto degli alpini) l’illuminazione del viale delle cappelle ( risolto con l’aiuto di Mario Lodi, il portavoce dell’evento, e dei Lions varesini) il luogo dell’atterraggio dell’elicottero , il luogo ove fosse possibile l’incontro con le autorità della città , il discorso da fare. Poi all’arrivo l’incontro all’ippodromo ove atterrato chiese subito al card. Martini di indossare la croce pettorale di San Carlo e lo scambio di battute : “voglio mettere la croce perché mi chiamo Carlo e poi la lascerete al Papa” e la risposta del sacerdote che la custodiva in un cofanetto “ santità fa parte del tesoro del Duomo di Milano “(l’episodio è già noto) e la salita con la recita del rosario senza che mons. Macchi dovesse usare il microfono di scorta preparato nel caso in cui il Papa fosse stato a corto di fiato, al discorso, gli incontri tutti, l’insofferenza al termine della giornata del card. Martini che premeva perché partisse per Milano.
Varese deve sempre essere grata a mons. Pasquale Macchi per il regalo che fece alla Sua città.
Dopo quell’incontro , il più lungo, il più bello significativo pensavo che sarebbe stato difficile incontrare di nuovo il Papa.
UN NUOVO INCONTRO, IN NOME DEL BEATO VARESINO SAMUELE MARZORATI
Il 6 Novembre 1987 nasceva il mio secondo figlio e non potevo non chiamarlo Giovanni Paolo per ricordare sempre a me il gran dono di quegli incontri con così grande Papa. Ma l’anno successivo il 20 Novembre 1988 Il papa elevava agli altari il beato varesino Samuele Marzorati.
Allora mi aggregai alla delegazione varesina e dopo la cerimonia tutti per l’udienza in aula
Paolo VI e lì in prima fila il Papa passa a salutare i varesini accompagnato da mons. Citterio che faceva le presentazioni. Giunto dinnanzi a me, dopo aver ricordato la sua visita a Varese gli comunicavo di aver chiamato mio figlio Giovanni Paolo e Mons. Citterio aggiunse “Santità io l’ho battezzato nella notte di Natale.”
A CRACOVIA
Non posso però non ricordare il 14 e 15 agosto 1996 allorquando all’uscita dal santuario di Cestokova mi si avvicina un vescovo che appena mi chiama riconosco nella inconfondibile voce di don Gianni Danzi da Viggiù, che mi dice di esser lì giunto su incarico e mandato del Papa e che mi invitava il successivo 15 agosto in Cracovia ove celebrò la messa con noi ed altri suoi amici svizzeri Suoi ospiti in prima fila.
L’ULTIMO INCONTRO, CON LA ROBUR ET FIDES
Ma non era ancora finita perché l’ultimo mio incontro con il Papa accadde il 2 Settembre 2002 anno in cui la Robur et Fides festeggiava il centenario di fondazione recandosi dal Papa a Castel Gandolfo ed allora la bandiera della società fu affidata a mio figlio Giovanni Paolo. Ancora un fatto ed è la nomina a Cardinale del varesino Mons. Attilio Nicora
Perdonate di nuovo il ricordo personale ma oggi la Chiesa proclama la santità di questo grande Papa e siamo davvero felici del grande dono che ci è stato fatto di averlo potuto incontrare e di
aver con lui camminato sul nostro Sacro Monte e la nostra città non può dimenticarlo.
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