Gli italiani su facebook: “Obama, Berlusconi non parla a nome mio”
Come è successo per le esagerazioni su Pisapia, le proteste per le parole del premier a Barack Obama fanno il giro del social network: con commenti alla pagina del presidente USA, e una pagina "dillo ad Obama"
Una volta si sarebbe risolto in gran borbottii nelle piazze: ora invece la protesta civile planetaria si fa con un copia e incolla e un click.
Ad un giorno dalle imbarazzanti dichiarazioni al presidente degli Stati Uniti Barack Obama da parte del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi – dichiarazioni del genere: "viviamo in una dittatura di magistrati" – oltre 4mila italiani hanno scritto nei commenti all’ultimo post pubblicato sulla pagina facebook di Barack Obama: "I’m sorry Mr President, I’m Italian. Mr Berlusconi is not speaking in my name" ("Mi spiace, Presidente, sono italiano. Berlusconi non parla a nome mio"). Un vero e proprio copiaeincolla collettivo, con poche variazioni sul tema, che viene segnalato in rete e sta invadendo il profilo del presidente.
Una iniziativa che si sta allargando a macchia d’olio, ed è diventata tormentone: in queste ore è stata creata infatti un’altra pagina facebook (e un hashtag su twitter: cioè uno di quei nomi contrassegnati da un "#" che distinguono gli argomenti in quel social network) dal titolo "Dillo ad Obama", dove per ora 482 italiani (Ma certamente diventeranno molti di più, nel tempo…) stanno esprimendo al presidente tutti i desideri inespressi in patria. Un calembour continuo nei confronti di certa politica, passato dalla Milano di Pisapia – la pagina "E’ tutta colpa di Pisapia" oramai conta oltre 63mila persone – al mondo intero.
Del resto, forse ormai è il momento di prenderla sullo sberleffo, se persino il settimanale cattolico Famiglia Cristiana nella sua pagina Facebook, seguita da quasi 10mila persone, pubblica questa mattina una "domanda" cui i lettori iscritti possono rispondere: "Secondo voi quanto interessano a Obama i problemi di Berlusconi con i giudici?". La risposta è disarmante: per nessuno la risposta è "molto", per quattro la risposta è "poco": la stragrande maggioranza di loro (per ora 112) ha risposto semplicemente "nulla".
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