Basta poco per far infiammare un blog
Giuseppe Adamoli spegne le prime tre candeline del suo blog mentre su quello di Paolo Rossi divampa la polemica sul Pd

Ce lo ricorda Giuseppe Adamoli con un post appassionato.
“Il mio blog compie tre anni e ha conosciuto momenti intensi che mi hanno regalato emozione e commozione come quando, ad esempio, ho pubblicato (con qualche sofferenza) la lettera scritta da San Vitttore nel drammatico novembre 1992, o quando ho comunicato che non mi sarei più candidato alle regionali. La qualità del dibattito è stata seria e rispettosa, perfino su temi controversi”.
Adamoli ci ringrazia pubblicamente e gli siamo grati per diverse ragioni. Fa piacere il riconoscimento allo sforzo di creare nuovi spazi e nuove proposte, ma fa ancora più piacere vedere la passione, il confronto e la condivisione intorno a temi importanti. Quello voleva essere il nostro progetto e quello ha interpretato benissimo un uomo politico da cui abbiamo molto da imparare.

Un altro che, dopo diversi rimproveri per non capirne la portata, movimenta la vita politica con il suo blog, è il senatore Paolo Rossi. In questi giorni proprio su VaresePolitica si è scatenata una polemica forte. Una settimana fa il senatore ha pubblicato “Una politica fuori dal mondo”. Un post, a cui ne è seguito un altro “Mamma mia il blog” che ha aperto un dibattito acceso sul Pd. Toni forti, al limite del lecito. Decine e decine di commenti, alcuni al vetriolo, alcuni solo provocatori, ma sintomo di un clima post elettorale molto caldo.
In queste vicende, seppur molto diverse tra loro, ci possiamo leggere i profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi anni. È innegabile che la Rete sia oggi la principale protagonista della comunicazione, politica e non. Quanti credevano che fosse affare di pochi adolescenti brufolosi sono smentiti a tutti i livelli. Ma è proprio il mondo politico a far ancora la maggiore fatica a utilizzare gli strumenti, il linguaggio, gli spazi della Rete.
Questa impone una trasparenza a cui non si è abituati.

Esiste poi un tema delicato: quello dell’anonimato. Tema intorno a cui dibatte molto anche la redazione di Varesenews. Noi siamo convinti che, in questa fase, permettere di commentare con nickname di fantasia vada bene. Permette di cogliere umori, problemi, pensieri in libertà, come difficilmente avverrebbe in altra maniera. Le persone sulla Rete dimostrano chi sono molto più che non nella vita “reale”. I commenti diventano così, oltre che elemento di riflessione, un immenso campo sociologico per capire dove siamo.
Questo ha i suoi rischi. Dietro l’anonimato si nasconde di tutto e molto spesso il dibattito scade e diventa polemica e perfino insulto. Non va bene commentare rivolgendosi a un’altra persona nascosti dall’anonimato. In quei casi ci va messa la faccia per dar modo all’altro di sapere con chi ha a che fare. Alcuni commenti dei post di Rossi invece sono vigliacchi. Non si può attaccare le persone senza far conoscere la reale identità. Bene ha fatto Rossi a riprendere il filo e altrettanto bene Roberto Caielli ha utilizzare le parole di un altro Rossi, il “Blasco”.
«E d’altronde è questa qui la realtà di questa vita, ci si guarda solo fuori, ci si accontenta delle impressioni, ci si fotte allegramente come se fosse niente, darei fuoco a casa tua se passasse il mal di dente […] basta poco per essere intolleranti, basta poco, basta esser solo un po’ ignoranti, basta poco, per non capire e scappare via, basta poco, perché ti dia fastidio uno che sia, e intanto il mondo rotola […]»
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