Confesercenti: “Questa politica non ci dà futuro”
Per il commercio la crisi non è finita Parola di Mauro Bussoni, vice presidente nazionale dell'associazione: «Gli imprenditori non devono essere lasciati soli»
La situazione economica del nostro paese non fa dormire sonni tranquilli ai commercianti: i consumi non ripartono, le imprese faticano a tirare avanti e il peso di tasse e contributi non aiuta. A ricordare i nodi che ostacolano la ripresa è Mauro Bussoni, il vice direttore nazionale della Confesercenti, arrivato oggi a Varese nella sede territoriale dell’associazione. A dimostrare il malessere della nostra economia sono i numeri: «Di cento imprese che hanno iniziato la propria attività nel 2007 oggi ne rimangono sessanta e questo è preoccupante. Quindi ben vengano le agevolazioni per aprire una nuova attività ma ci si ricordi anche che l’imprenditore non deve essere lasciato solo. Serve un "tutoraggio" per le start-up, un’assistenza nelle fasi di vita successive dell’impresa. Occorre più formazione mirata e dei provvedimenti per agevolare la dotazione tecnologica aziendale». Tradotto in altre parole: nell’era digitale le nuove imprese non possono rimanere indietro. «La moneta elettronica è ancora poco diffusa, ci sono troppi esercenti sprovvisti di pos, i costi per le transazioni andrebbero invece abbassati sia per le imprese che per le famiglie. Per non parlare di internet. Oggi è impensabile lavorare senza un sito eppure in quanti non ce l’hanno?».
"La politica non guarda al futuro" – La visita del rappresentante nazionale arriva all’indomani dell’accordo tra i sindacati e Confindustria, un’intesa che, secondo Bussoni, «non aiuta la grande maggioranza degli occupati in Italia» e delle anticipazioni del ministro Giulio Tremonti sulla manovra: «un intervento da circa 46 miliardi di euro che inciderà sui costi della politica, sui ticket della sanità e quindi sulle fasce più deboli della popolazione. La manovra non colpirà direttamente le imprese e non ci sono provvedimenti di tipo strutturale in grado di mettere le basi per una ripresa e neppure dei tagli alle spese delle famiglie capaci di sostenere i consumi. È un atto di tipo "attendista" si rimanda tutto al prossimo mandato, quando non sapremo nemmeno chi governerà e con quali presupposti».
Ripartire dal turismo – «Mentre grazie all’export si possono notare dei segnali positivi per la produzione, il commercio deve fare i conti con la crisi e il calo costante dei consumi» ha sottolineato Bussoni «proprio per questo siamo convinti che, oltre a ridurre gli oneri a carico delle famiglie, si debba puntare sull’attrattività del territorio. Il turismo rappresenta una risorsa importantissima per far ripartire la domanda. Le risorse economiche, paesaggistiche e culturali ci sono. Bisogna avere anche una visione strategica e imparare a guardare al futuro».
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