L’architettura sostenibile parte dal green

A dirlo Ermanno Zuccheri, responsabile dell’Associazione italiana architetti golfisti, sul tema che ha parlato al glof club di Travedona sull'argomento

Ha origini antichissime, il golf, pare risalgano addirittura al 1400. Di certo in quell’epoca ebbe vasta diffusione nei Paesi Bassi ma fu la Scozia la vera e propria culla di questo sport. Piaceva ed era praticato a tal punto da richiedere nel 1457 un decreto reale che ne proibisse l’esercizio, poiché interferiva con la pratica del tiro con l’arco.

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Tra curiosità e informazioni di grande interesse per la professione si è svolta, nel corso dell’evento organizzato dall’Ordine Architetti varesino al Golf club dei Laghi di Travedona Monate, la relazione di Ermanno Zuccheri, presidente del Golf club Salsomaggiore di Parma nonché responsabile dell’Associazione italiana architetti golfisti, sul tema “Landscape architetture – paesaggio, gioco e progetto”.

Un’opportunità di approfondimento di un settore che potrebbe diventare uno sbocco importante per la categoria ma che, a tutt’oggi, si può affermare non abbia figure di riferimento. In Italia il progettista di campi da golf, infatti, è stato finora il campione di fama la cui funzione era principalmente quella di dare lustro alla struttura sportiva. Niente di più sbagliato poiché il campo da golf interessa grosse porzioni di terreno e l’architettura di paesaggio dovrebbe entrare in misura preponderante nella progettazione di queste strutture, con tutta la sensibilità che la contraddistingue nell’approcciare l’ambiente e la natura che dovrà ospitarle.

Un campo da golf “rispettoso” e “sostenibile”, per esempio, inserirà a fianco delle zone a verde e del green numerose aree incolte, vitali per la microfauna. Ma le ricadute positive sul territorio di una struttura progettata con criteri di compatibilità sono numerose: produce ossigeno grazie alle sue aree verdi che fungono da “polmone” delle aree circostanti; attenua l’inquinamento atmosferico; attutisce i rumori; previene l’erosione e il dissesto idrogeologico del suolo, offre habitat e riserva per numerose varietà di uccelli e una vasta fauna, boschiva e non… È inoltre interessante notare che con la realizzazione di campi pratica si possono in estrema sintesi bonificare e riqualificare aree dismesse, così come è avvenuto in diverse realtà sul territorio nazionale.

Si possono quindi realizzare ottimi campi da golf coniugando aspetti divenuti cruciali nell’ambito dello sviluppo urbanistico quali il verde, l’ambiente, la sostenibilità e la qualità architettonica e paesaggistica delle città. Ed esistono esempi che splendono come stelle polari nel firmamento dei green storici, quali Carnustie e Saint Andrews (nel Regno Unito) e Crans sur Sierre nella Confederazione elvetica, campi così “compatibili” che potrebbero tranquillamente scomparire se nessuno vi giocasse più a golf per soli due anni. Non si tratta quindi di pura accademia, realizzare campi da golf sostenibili potrebbe essere una delle nuove frontiere dell’architettura di paesaggio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Giugno 2011
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