“L’imprenditore prima deve comprare il capannone e poi la casa”

Un anno fa iniziava a operare IFidi, il consorzio nato dalla fusione dei confidi Cna di Varese, Bergamo e Milano. Matteo Zambusi (presidente): «La sottocapitalizzazione delle nostre imprese rimane un problema»

Un anno fa iniziava a operare IFidi, il consorzio nato dalla fusione dei confidi Cna di Varese, Bergamo e Milano. Un’operazione che, varata nel bel mezzo della crisi, aveva l’obiettivo di rendere efficiente il sistema del confidi“pedemontano”. Matteo Zambusi, presidente del neonato consorzio, alla vigilia dell’assemblea dei soci traccia un bilancio .

Zambusi, quella di IFidi è stata una partenza indolore?
«Mettere assieme tre mentalità di tre aziende per arrivare a un’unica filosofia aziendale è un’impresa difficile. Noi proseguiamo con entusiasmo e con spirito di servizio, che è la ragione del nostro operare. Comunque, in totale abbiamo 12.000 soci e 110 milioni di euro erogato, di cui Varese 45 milioni, con un patrimonio complessivo di 13 milioni di euro. Il bilancio 2010 chiude con un piccolo utile che proponiamo di destinare ad accantonamenti e a riserve e fondo rischi».
 Molte aziende, soprattutto artigiane, fanno fatica a stare sul mercato. Come si traduce questa situazione sul fronte degli affidamenti?
«In un aumento delle sofferenze. D’altronde la difficoltà in cui è caduta la piccola e media impresa è sotto gli occhi di tutti. Il periodo attraversato ha generato uno stato negativo anche per noi».
Ha dovuto dire molti no a chi le chiedeva aiuto?
«Ho un grande rammarico come imprenditore, piuttosto che come presidente di IFidi. Quando devi rifiutare la garanzia per un finanziamento, mi creda, è una decisione difficile. Però in alcuni casi abbiamo dovuto farlo per tutelare il patrimonio sociale. Dove si poteva, invece, siamo intervenuti, soprattutto nel settore della meccanica perché lì il calo degli ordini è stato devastante, in media del 75%».
Per chiedere la garanzia ad IFidi non è necessario essere iscritti alla Cna. La grande richiesta di questo periodo ha comportato un aumento delle iscrizioni all’associazione?
«Noi ci rivolgiamo a tutte le imprese perché operiamo in un mercato aperto. In provincia di Varese la Cna ha 2500 aziende iscritte, noi ne abbiamo 4500».
Quali sono i prossimi passaggi?
«Il lavoro da fare è tanto: avremo l’iscrizione ai consorzi fidi ex articolo 107 che prevede il controllo della Banca d’Italia e la presenza all’interno del consorzio di una serie di figure necessarie. Sarà un passaggio positivo per gli associati, perché si opererà in piena trasparenza, formale e sostanziale, rendendo esplicite una serie di operazioni che vengono fatte in maniera implicita».
Mi fa un esempio?
«La trasformazione ci costringe a dare delle valutazioni ai bilanci negli anni delle aziende nostre socie per avere tutte le informazioni qualitative sull’impresa e il suo andamento a maggiore garanzia di banche e aziende. Quindi una valutazione completa, non solo contabile».
Il livello generale degli impieghi è ancora molto basso. Perché le banche non aprono i cordoni della borsa?
«In questo momento non c’è mancanza di credito. Le banche con le dovute garanzie sono disposte a darlo».
Allora il problema sono le garanzie?
«Il problema è la scarsa tutela legale dei crediti. Il 35 per cento delle domande di finanziamento dipende dal fatto che le aziende hanno subìto ritardi nei pagamenti, affrontando poi meccanismi di maggiori costi. Se a questo aggiungiamo la sottocapitalizzazione delle stesse, il quadro è completo. L’Italia è la settima potenza economica mondiale, c’è una grande ricchezza concentrata nelle famiglie che sono la stanza di compensazione di tutte le tensioni, comprese quelle economiche. Questo significa che, traslato sul mondo imprenditoriale, per motivi culturali, economici e fiscali, la ricchezza si è concentrata più nei patrimoni dei soci che nelle aziende. Queste sono scelte che vanno cambiate con politiche fiscali adeguate. Io ho comprato il capannone della mia azienda prima della casa. La colpa non puo’ essere solo delle banche o del sindacato».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Giugno 2011
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