“Oggi è la famiglia ad avere bisogno di aiuto”

Due giorni intensi al Centro Gulliver di via Albani per festeggiare 25 anni di attività. Le riflessioni di Don Michele, fondatore e anima della comunità

Don Michele a destra insieme a Monsignor Donnini«Quando iniziammo, 25 anni fa, si viveva un’emergenza: c’era l’individuo da aiutare e sostenere. Oggi credo che sia la famiglia ad avere bisogno le attenzioni maggiori». Don Michele Barban, fondatore e anima del Centro Gulliver, analizza così i cambiamenti della nostra società: « Cominciammo su richiesta dell’allora USL per occuparci di formazione degli operatori e siamo cresciuti di progetto in progetto. Perché solo dal fare nascono altre idee e altri sogni che ti portano verso nuove mete».


Il Centro Gulliver sarà protagonista nei prossimi 10 e 11 giugno, ricordando un quarto di secolo vissuto sempre al fianco dei disagiati: « Quanta strada, quanti traguardi ma ancora quanti sogni! Con i Mirti che offrono una reale opportunità lavorativa e di formazione ma anche con il consultorio che, finalmente accreditato dalla Regione, cercherà una sede più centrale per mettersi a disposizione, vista la grande richiesta di aiuto».

Ed è proprio la famiglia il soggetto che oggi, secondo Don Michele, è esposto a rischi e tensioni: « Occorrono maggiori risorse e maggior condivisione. Il mio modello di famiglia è il kibbutz: un modello dove, accanto alla famiglia naturale, operi una società intera che si prenda cura».

La mancanza di una comunità solidale e capace di confrontarsi è il pericolo più grosso che corriamo: « Tutto parte dal gioco. I nostri bambini non riescono più a giocare: sono pieni di giocattoli ma non hanno qualcuno con cui condividere e creare nuove esperienze. Da questa individualità nasce lo spirito di competizione e di orgoglio che porta a usare la furbizia invece dell’amicizia».
 
Per festeggiare il quarto di secolo di attività si attendono molte personalità istituzionali e non: dal Ministro Roberto Maroni, al sottosegretario Carlo Giovanardi, al direttore del Welfare lombardo Roberto Alboletti a quello della sanità regionale Antonella Fait sino alle personalità varesine, il sindaco Fontana, l’assessore provinciale Campiotti, il Prefetto Vaccari, il questore Cardona. Assenti sia il governatore Formigoni sia il vescovo Stucchi che hanno inviato delle lettere.

La due giorni, che vivrà un prologo giovedì sera al teatro Santuccio con lo spettacolo teatrale “Marija Judina – la pianista che commosse Stalin” di Andrea Chiodi, vedrà giovedì, 10 giugno, il convegno “Dal bisogno delle persone al prendersi cura delle comunità” moderato da Alessandro Meluzzi e Claudio Bonvecchio. Si parlerà, poi, di “comunità: i luoghi della convivialità e della cura” per proseguire con alcuni esponenti della società varesina (Elena Brusa Pasquè, Claudio Merletti, Massimo Folador, Mimmo Battaglia, Eugenia Bianchi, Stefano Grandi) che si metteranno allo specchio per analizzare e valutare la “comunità”: « Da queste che, spero, siano delle riflessioni con il cuore in mano – spiega Don Michele – usciranno sette lettere aperte alla città».

Sabato 11 giugno sarà la vota di Don Barban che, intervistato da Claudio Bonvecchio, parlerà di “questioni e proposte” e del futuro della “comunità”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Giugno 2011
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