Storie di uomini e di eroi: il lapidario di Palazzo Estense
Presentazione sabato 18 giugno, ore 11 in Comune
Sono storie di uomini ed eroi quelle che si scoprono dietro le lapidi di Palazzo Estense. Storie di vite vissute che si riassumono in una frase, in una citazione, in poetiche espressioni incise nel lapidario di Palazzo Estense studiato per la prima volta da Serena Contini e raccolto nel volume “Il lapidario di Palazzo Estense a Varese – Storie di uomini e di eroi”.
Il libro, che sarà presentato sabato 18 giugno alle ore 11 nel Salone Estense, ha la prefazione di Giuseppe Armocida e Robertino Ghiringhelli ed è edito in occasione delle manifestazioni organizzate dal Comune di Varese per il 150° dell’Unità d’Italia.
La curatrice ha ripercorso il significato che le lapidi presenti nella storica sede municipale di Varese hanno assunto e continuano ad assumere.
«Tutti noi, cittadini di Varese, siamo passati, almeno una volta nella vita, sotto il porticato di Palazzo Estense – spiega il sindaco Attilio Fontana -. E sono sicuro che, indaffarati e distratti dagli impegni quotidiani, pochi di noi si sono soffermati ad osservare con la dovuta attenzione il lapidario collocato nel porticato della sede municipale. Magari qualcuno ha guardato queste opere – per la maggior parte lapidi, ma non solo, basti pensare al monumento funebre dedicato al prevosto Benedetto Crespi e al busto del sindaco e avvocato Federico Della Chiesa – che non passano certo inosservate. Qualcuno ha forse notato i nomi di coloro a cui sono stati dedicati questi ricordi marmorei e si sarà soffermato a leggere le iscrizioni, ma difficilmente avrà dedicato parte del suo tempo ad approfondire le vicende dei personaggi che tale patrimonio collettivo racconta».
Come è stato strutturato il libro? «A ogni ricordo marmoreo – spiega Serena Contini – è stata dedicata una scheda, che si apre con la trascrizione fedele di tutte le iscrizione, a cui segue la biografia dei personaggi e le vicende inerenti la commissione, la realizzazione e l’inaugurazione della lapide stessa. Si è scelto il criterio di illustrare le opere a partire dalla più antica data di realizzazione». Le schede sono a cura di Francesca Boldrini, Daniele Cassinelli, Serena Contini, Elisabetta Ghiringhelli e Piero Mondini.
Il volume si apre con la prima lapide voluta dal Comune nel 1859 per ricordare i cittadini varesini caduti durante le guerre d’Indipendenza e la prima ad essere posizionata in quello che sarebbe divenuto il “Pantheon” della città di Varese.
Il Comune ha scelto di celebrare il 150esimo con diverse iniziative, tra cui appunto la pubblicazione del volume: si è inteso, con questo libro, sottolineare la propria storia, nelle sue epiche pagine, anche risorgimentali nell’intento di conoscere e valorizzare il proprio patrimonio storico- artistico.
Spiegano il professor Armocida e il professor Ghiringhelli nella loro introduzione: «Si tratta di un monumento in pietra viva, storico, familiare, culturale che tramanda lo svolgersi di questi ultimi centocinquantanni con cenni a periodi precedenti di storia patriottica. Riprendendo Giovanni Berchet (1783-1851), tra i fondatori del mitico foglio azzurro «Il Conciliatore», ma anche le parole di Federico Della Chiesa (1848-1920), sindaco di Varese dal 1911 al 1914, troviamo qui i segni di quegli uomini concreti e non cicale che con il pensiero e con l’azione diedero il loro contributo nei momenti cruciali della nostra vita comune. Dalle famiglie Dandolo, Adamoli, Della Chiesa, Orrigoni, presenti anche nella toponomastica varesina, sino all’italo svizzero Emilio Morosini, al sindaco per eccellenza della costruzione prealpina dell’ideale italiano, Carlo Carcano, al dipendente comunale Calogero Marrone, ai notabili dell’Italia liberale Giacomo Limido, Cesare Veratti, Giuseppe Bolchini, al partigiano Claudio, si snoda un filo che collega i momenti cruciali di una storia che è sempre più storia sociale, cioè storia di tutti gli uomini e delle loro mentalità. Così l’età del Risorgimento classico, la grande guerra, la lotta per il ritorno alla democrazia e a quel principio di uguaglianza già perseguito dai patrioti varesini della Cisalpina e dell’impresa dei Mille, trovano una corrispondenza precisa nelle vicende di quegli uomini la cui memoria è tenuta viva dai lapidari con una curiosità che denota una certa originalità nei confronti degli stereotipi della storia ufficiale».
«Leggendo alcune iscrizioni che si trovano nel porticato – precisa la curatrice – ben si comprende quanto sia stato sottolineato il valore dei concittadini che attivamente avevano partecipato alla causa dell’unificazione nazionale, giungendo persino a sacrificare la loro giovane vita, come tragicamente accadde ad Emilio Morosini e ad Enrico Dandolo. Consci del ruolo avuto dalla città di Varese nel Risorgimento nazionale e fieri del proprio recente passato, i promotori di tali lapidi sono da ricercare soprattutto tra quegli stessi protagonisti, figure di primo piano nella Varese di allora, che avevano condiviso quegli stessi ideali. Basti il nome di Federico Della Chiesa, avvocato e giornalista, ma, in questo frangente, soprattutto reduce garibaldino e sindaco della città».
Le inaugurazioni si svolgevano normalmente il 26 maggio, dopo e celebrazioni in ricordo della battaglia di Varese, o il 2 giugno, in occasione della festa dello Statuto e, in seguito, della scomparsa di Giuseppe Garibaldi. Anche le lapidi poste nel Novecento sono state inaugurate in date significative, sempre per solennizzare maggiormente le nuove ricorrenze dettate dalla Storia: la lapide ad Antonio Gorini, caduto nel 1918, venne inaugurata il 24 maggio 1925, in occasione delle celebrazioni per l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, la lapide a Claudio Macchi, partigiano, venne inaugurata il 24 aprile 1999, in concomitanza delle celebrazioni per la festa della Liberazione.
«Perché ancora nel secondo Novecento – aggiunge la dottoressa Contini – era radicata la convinzione dell’importanza di celebrare i propri cittadini che si erano segnalati per il loro esemplare comportamento».
Il volume sarà a disposizione di chi lo volesse consultare alla sede della biblioteca civica di via Sacco.
In allegato l’invito e le prefazioni complete.
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