Un varesino in Uganda: “Basta tendere una mano per dare speranza”

Una riflessione di Giovanni Colonna Preti, varesino impegnato da anni in Uganda in un'esperienza di cooperazione che dura dal 2008

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“La nera ossatura era distesa in tutta la sua lunghezza, la spalla contro l’albero. Con lentezza, le palpebre si sollevarono; gli occhi incavati mi guardarono, enormi e vuoti; nella profondità delle orbite ci fu una specie di scintilla bianca, cieca, che si spense lentamente ….” (Cuore di Tenebra).
L’essenza della cooperazione allo sviluppo, della solidarietà, del creare ponti culturali tra nord e sud è tenere viva quella scintilla. Adoperarsi il più possibile, con passione e dedizione, per sconfiggere la povertà, la sofferenza e la paura. E, allora, basta uno sforzo come tendere una mano a chi soffre per dare un segno di speranza. Il progetto promosso dalla Cooperazione Italiana del MAE in collaborazione con l’Università di Makerere a Kampala e “La Sapienza” di Roma a favore della popolazione ugandese non è un illusione.
Piccoli progetti ma significativi, realizzati in varie parti dell’Uganda, come lo studio e la progettazione di attrezzature per la semina, la costruzione di un sito per il compost ed il biogas, l’allestimento di forni artigianali per la produzione di calce e di carbone a basso impatto ambientale, ma anche lo studio dello sfruttamento dell’energia eolica per i pozzi d’acqua e lampade solari a LED. È un programma concreto di come si possa favorire lo sviluppo secondo un metodo sostenibile, rispettando valori e tradizioni tipiche di una cultura diversa, ancestrale e lontana. In Uganda per fare bene la cooperazione c’è bisogno di partire dal basso, resettare schemi precostituiti ed impostare un percorso a ritroso nella storia della civiltà: “Bisogna rendere ogni cosa il più semplice possibile, ma non più semplice di ciò che sia possibile!” ripeteva Einstein. Un concetto che la Sapienza e la Cooperazione Italiana hanno professionalmente e coscienziosamente applicato nell’improntare le relazioni con l’Università ugandese di Makerere, dal proficuo connubio è nata un amicizia sincera. Lo si capisce guardando gli occhi del personale ugandese ed italiano coinvolto nel progetto, nelle strette di mano e nelle pacche di approvazione. È una bella storia di cooperazione!

Qui il video sul progetto "orto urbano".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Giugno 2011
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