Energia sempre più cara, pagano le imprese
Le previsioni di Univa ed Espansione Srl: i prezzi cresceranno del 10% nei prossimi 18 mesi. Pesano la rinuncia al nucleare e i costi delle rinnovabili, per il futuro serve maggiore efficienza
L’energia costa, e costerà sempre di più, soprattutto alle imprese: quasi il 10% in più da qui alla fine del 2012, una pesante palla al piede per le aziende che cercano di uscire dalla crisi. Sono le poco incoraggianti previsioni rese note dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali della Provincia di Varese e da Espansione Srl nel corso dell’incontro tenutosi oggi presso la sede Univa di Gallarate per la rassegna “Energia: parliamone!”: il primo di una serie di appuntamenti che, come spiega il presidente del Gruppo Roberto Caironi, “mirano a fornire conigli pratici immediatamente spendibili nelle nostre aziende, per migliorare l’efficienza energetica. Questo è l’unico modo per superare il gap patologico del sistema italiano nei confronti dei competitor europei: le nostre imprese pagano il 26% in più rispetto alla concorrenza continentale e addirittura il 50% se prendiamo in considerazione la Francia. È come se in un’ipotetica gara noi partissimo sempre dai box, mentre gli altri sono in pole position”.
Un gap che si esprime, appunto, soprattutto nel deficit del sistema energetico, come risulta dall’efficace esposizione del professor Giuseppe Gatti di Energy Advisors sul tema degli scenari energetici del futuro: “In Italia i due terzi della produzione di energia elettrica derivano dal gas, che ha sostituito quasi completamente le altre fonti di energia; per il resto abbiamo solo l’energia idroelettrica e un po’ di eolico e fotovoltaico. E visto che il costo del gas è strettamente legato a quello del petrolio, sappiamo cosa aspettarci dai prossimi decenni”. L’aumento dei costi dell’energia, infatti, sembra inevitabile: “Una delle poche certezze che abbiamo è che i costi continueranno a crescere, e non per la scarsità di petrolio e gas, che sono ancora sufficienti, ma perché diventa sempre più difficile e quindi costoso trovarli e trasportarli. Inoltre stiamo parlando di mercati fortemente oligopolistici e controllati direttamente dagli stati, che hanno tutto l’interesse ad alzare il prezzo per l’utente finale”. Il nostro paese, in questo scenario, è ancora più penalizzato perché non dispone di fonti alternative: “Il 75% del costo finale dell’energia elettrica – spiega ancora Gatti – dipende dal combustibile, quindi dal gas. E poi ci sono i costi ambientali: da una parte i certificati verdi, i cui prezzi raddoppieranno nei prossimi 5 anni, dall’altra i diritti per emettere CO2. Tutti fattori che negli altri paesi pesano meno per la presenza del nucleare, a cui l’Italia ha rinunciato”.
Sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, l’esperto analista è molto chiaro: “Dobbiamo renderci conto che non potranno mai sostituire l’energia convenzionale, perché forniscono un apporto troppo basso in termini di ore di produzione, oppure, nel caso delle biomasse, sono difficili da realizzare. In futuro potranno essere utili come fonti integrative, questo sì, ma a mio avviso bisognerebbe investire ancora sulla ricerca, perché attualmente i costi di produzione sono troppo elevati”. Nel solo 2010, infatti, il finanziamento delle fonti rinnovabili ha pesato per ben 4,4 miliardi sulle bollette. La conclusione di Gatti è inevitabile: “Il gap strutturale con gli altri paesi è incolmabile e l’energia, in quanto legata al prezzo del gas, continuerà a salire di prezzo. L’unica cosa che possiamo fare è cercare di utilizzarla nel modo migliore e più efficiente possibile”.
Nel breve termine lo scenario non è molto diverso, come rileva Fabio Tarocco di Espansione Srl, società di trading energetico partecipata da Univa insieme a Confindustria Lecco, Confindustria Alto Milanese, Unione Industriali di Como, Energy Advisors ed Erg Power & Gas. Da qui alla fine del 2012 le previsioni parlano di un leggero apprezzamento del dollaro e di una stabilizzazione del prezzo del petrolio su valori elevati (sopra i 110 dollari al barile): la conseguenza sarà un incremento del prezzo del gas, che risente delle oscillazioni del petrolio con almeno sei mesi di ritardo, fino agli 0,33 € per metro cubo. I costi dell’energia, quindi, aumenteranno mediamente del 15%, il che significherà una spesa a budget di almeno il 10% in più per le imprese.
Il prossimo incontro del ciclo, in settembre, sarà dedicato proprio all’energia rinnovabile: si parlerà di fotovoltaico, di conto energia, delle nuove disposizioni sul tema e delle conseguenze sui conti delle imprese che puntano a investire sui pannelli solari.
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