Garri si presenta: “Per Recalcati sono pronto a tutto”
Il primo volto nuovo della Cimberio sfila al palazzetto. «Charlie per me è importante, Varese è società seria: abbiamo trovato subito l'accordo. Anche perché questa squadra mi piace»
Ha già trovato disponibile il suo numero preferito, il 13, e ha interpretato questa sorpresa come un segno del destino. Luca Garri, 29 anni, ha preso oggi confidenza con Varese, il suo palazzetto e la maglia biancorossa che Max Ferraiuolo aveva pronta per lui, quella con cui scattare le prime fotografie da giocatore della Cimberio. Dopo un’annata a Caserta («che giudico positiva, anche se nel finale di stagione il mio minutaggio è crollato all’improvviso…»), il lungo astigiano riparte dalla Città Giardino e non nasconde qual è stata la chiave principale a chiudere una trattativa in pochi giorni.
«Carlo Recalcati ha già avuto una parte importante nella mia carriera di giocatore, avendomi chiamato in nazionale per le Olimpiadi e per i Mondiali. Per me è una garanzia ed è stato così anche per il mio arrivo a Varese. Charlie, ovviamente, non è l’unico motivo per cui ho accettato: conosco e apprezzo il discorso del consorzio che sta portando avanti la società e vi garantisco che nel mondo del basket italiano questa è un’iniziativa lodevole. E poi c’è una storia che non può che rendermi orgoglioso di aver firmato per questo club».
Lei ha alle spalle una buona esperienza in Serie A. Che tipo di squadra sarà la nuova Cimberio?
«Citavo Recalcati e proprio con lui ho avuto modo di parlare al telefono di questo argomento. Io credo che avremo un gioco divertente che non darà troppi punti di riferimento agli avversari e che renderà difficile la vita alle difese che dovranno marcarci. Mi pare stia nascendo una squadra amalgamata, senza primedonne ma con molti giocatori in grado di essere intercambiabili, e ciò vale anche per noi lunghi. Leggo poi del forte interessamento verso Drake Diener e la cosa mi fa piacere: lui è molto intelligente e sa alla perfezione quando occore segnare 20 punti e quando invece bisogna tirare poco e aiutare a rimbalzo. E sono contento anche che torni Kangur, altro giocatore che rende Varese imprevedibile».
Le è già capitato di giocare in una formazione simile, senza un pivot di ruolo ma con tanti uomini che si possono alternare sotto canestro?
«Sì, ed è successo al mio secondo anno a Biella, quando avevo accanto Gist e Brunner. Anche lì riuscimmo ad amalgamarci bene e il risultato fu la semifinale scudetto, che in carriera ho raggiunto solo un’altra volta con Roma».
Lo dice come se fosse il suo obiettivo per il prossimo anno.
«No, piano: io credo che l’obiettivo dichiarabile possano essere i playoff. Per qualcosa di più è difficile fare calcoli; penso che dovremo valutare la nostra posizione mese dopo mese, un po’ come è successo alla stessa Cimberio in questa stagione».
La nazionale ha chiamato 18 giocatori in vista degli Europei e il suo nome nell’elenco non c’è. Le dispiace non potersi giocare un posto in azzurro?
«Guardo l’altra faccia della medaglia e dico che mi concentrerò maggiormente sulla mia nuova squadra di club. Quando si cambia maglia è utile essere disponibile fin dall’inizio del ritiro e i mancati Europei mi consentiranno ciò. Però resto a disposizione per il futuro, non ho detto addio alla Nazionale. Io credo che Pianigiani nell’ultimo anno abbia dimostrato di poter dare un buon indirizzo a questa squadra, anche se il girone eliminatorio appare proibitivo».
A 29 anni, cosa chiede Luca Garri al basket?
«In passato ho avuto qualche problema, probabilmente per colpa mia, a farmi capire da qualche allenatore. Ecco, io chiedo che mi si lasci giocare con fiducia, perché soffro, e rendo poco, quando vengo panchinato al primo errore. Però, all’opposto, a chi dimostra di capirmi dò tutto, più del 100% e so che Recalcati conosce questo mio modo di essere. Forse, per questo motivo, non ho ancora espresso del tutto il potenziale che sento di avere, ma sono a Varese anche per riuscire a maturare definitivamente. Del resto per un lungo questa è l’età migliore… e io ho anche da togliermi qualche sassolino dalla scarpa».
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