“I comuni di frontiera non pagheranno per i problemi con la Svizzera”
Lo hanno ribadito i sindaci e i rappresentanti degli enti locali radunati dai presidenti delle comunità montane. A Tremonti si chiede di riaprire le trattative e garantire le risorse
Il messaggio è chiaro: non saranno i frontalieri né i comuni di confine a pagare il conto degli screzi tra Roma e la Svizzera. Lo hanno ribadito i sindaci dei 54 comuni radunati questa mattina a Ghirla dai presidenti delle comunità montane Valli del Luinese e Valli del Piambello al Maglio di Ghirla. A raccogliere le preoccupazioni degli enti di confine, all’indomani della decisione del Consiglio di Stato ticinese di congelare una parte dei ristorni calcolati sugli stipendi dei lavoratori frontalieri, è stato l’assessore regionale alle infrastrutture Raffaele Cattaneo che ha dichiarato: «Non ci faremo ricattare. La prima richiesta – ha proseguito – è che questa decisione venga ritirata, si ricostituisca il tavolo e si rafforzino i rapporti diplomatici per cercare insieme una soluzione immediata e concreta per risolvere i problemi che ci sono». Tra le criticità nei rapporti italo-svizzeri, Cattaneo – che ieri ha parlato con il Consigliere di Stato Borradori inviando a lui e al Cancelliere Gianella una lettera formale affinché ripensassero il provvedimento – ha individuato l’inserimento della Confederazione elvetica nella famosa ‘black list’. Certamente la Svizzera non è come le isole Cayman e non può essere trattata come tale – ha concluso Cattaneo -. Ma se qualcuno del governo ticinese pensa che staremo con le mani in mano, si sbaglia di grosso. In Lombardia non ci sono interlocutori deboli e sapremo far valere le nostre ragioni».
«Occorre lasciare da parte le polemiche e i ricatti – ha commentato invece il parlamentare del Pd, Daniele Marantelli che da tempo segue le problematiche legate ai lavoratori frontalieri -. Questa decisione sconsiderata proposta dal leader della lega dei Ticinesi Bignasca e attuata dal Consiglio di Stato interviene in un momento delicato di cui i ristorni sono soltanto una parte: ci sono tanti argomenti transfrontalieri caldi da affrontare. C’è la doppia imposizione, gli strascichi dello scudo fiscale, il rispetto della dignità dei lavoratori, la black list e naturalmente il nodo del segreto bancario. Una serie di tematiche obiettivamente complicate ma che non competono agli enti di confine ma al Governo. Ci sono al suo interno nove ministri della Lombardia, sono loro i primi a doversi far carico di questi problemi. Se gli svizzeri dovessero insistere e mantenere i soldi bloccati queste risorse dovranno arrivare comunque alle casse dei comuni di frontiera. Sono fondi a cui dovrà provvedere il governo. E infine bisogna ricordare che ci sono partiti, come la Lega, che dicono di battersi con i frontalieri mentre proprio i loro cugini oltre confine proseguono con campagne pesanti e discriminatorie».
Al termine della seduta i rappresentanti dei comuni, che non hanno mai fatto mancare la disponibilità al dialogo con i territori oltre confine, hanno deciso di preparare un documento da presentare al Ministro delle finanze, Giulio Tremonti. La nota chiede di riprendere le trattative e garantire il versamento delle risorse mancanti in caso la Svizzera non dovesse tornare sui suoi passi. Una riunione analoga si è tenuta anche nella provincia di Como.
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