Il vero business? I capannoni, non la terza pista

Ne è convinto il sindaco di Lonate Pozzolo Gelosa, che denuncia i 200mila metri quadri di superfici logistiche previsti dal Master Plan. E all'improvviso il fronte dei sindaci si ritrova unito

«Prima l’interesse era l’hub, ora è qualcos’altro: la terza pista è marginale, rispetto alla logistica e ai 200mila metri quadri di capannoni che vogliono fare». Il sindaco di Lonate Pozzolo, Piergiulio Gelosa, è molto duro quando si tratta di parlare dei progetti di Sea e dell’ampliamento dell’aeroporto. È convinto che la chiave per capire tutto stia nell’analisi dei progetti, a partire dall’impiego delle aree di nuova espansione (in rosa e azzurro sulla destra della carta): la striscia di 2500 metri della terza pista e accanto ad essa, più a Est, l’enorme zona dedicata alla logistica, estesa su centinaia di ettari. «Capannoni per un totale di 200mila metri quadri di pavimenti calpestabili, è una piccola città. In più – continua – c’è il progetto per la stazione ferroviaria merci». Il tutto starebbe dentro alla zona recintata, nel sedime aeroportuale, zona esentata dal pagamento dell’ICI e di altre imposte. «Altro che economia per il territorio, qua finisce tutto dentro l’aeroporto». Cosa sia il tutto, è presto detto: dentro nel sedime dello scalo crescono hotel (prima lo Sheraton, ora quello per famiglie), i parcheggi a pagamento (che sostituiscono quelli spuntati come funghi tra Somma, Cardano, Lonate Pozzolo), ora anche le aree logistiche. Intanto va avanti l’espansione delle fasce di sicurezza e delle zone delocalizzate. «L’unico scopo del progetto è arricchiere il bilancio della città di Milano» conclude Gelosa. 

Il fatto è che la critica economica è sempre più condivisa, accanto a quella (più immediata e "romantica") sulla tutela dell’ambiente. Cui si chiede – come fanno anche alcune compagnie aeree – quanto costerà la pista, ma pure quanta economia si trasferirà dentro nello scalo e quanto territorio diventerà off-limits anche fuori dalle reti aeroportuali. Anche su queste basi i sindaci dei Comuni intorno all’aeroporto si sono ritrovati uniti: alla conferenza stampa al Parco c’erano (quasi tutti), con l’aggiunta del rappresentante del Comune di Gallarate, l’assessore Cinzia Colombo, venuta a rimarcare i dubbi anche della città che fa da polo di riferimento nella zona. Nei giorni scorsi il CUV è arrivato ad una posizione unitaria, in extremis – dopo la scoperta dell’impatto su Case Nuove da parte del Pd- si è mossa anche l’amministrazione di Somma Lombardo, che finora era stata molto benevola verso il progetto della terza pista e del Master Plan Sea. Amministrazioni di tutti i colori politici, a guida centrosinistra (Casorate Sempione, Cardano al Campo, Gallarate), leghista (Samarate, Somma Lombardo) e PdL (Lonate Pozzolo) si ritrovano unite almeno sulla richiesta minima di una Valutazione Ambientale Strategica.
Il presidente di turno del Cuv, il sindaco di Vizzola Ticino Romano Miotti ricorda però anche il tema ambientale, il livello d’inquinamento da idrocarburi molto alto e la richiesta ad Arpa «perché faccia uno studio complessivo su tutti i Comuni, per capire la qualità dell’aria. Lo studio a Vizzola – fatto in estate, quando non c’erano fattori esterni come il riscaldamento – ha dato risultati preoccupanti».

Ma tornando all’aspetto economico, Gelosa ricorda anche le basi a suo dire incerte del progetto: «Lo studio del MITRE sulla terza pista è di dieci anni fa: per le istituzioni dieci anni sono nulla, per l’economia sono un secolo. L’economia ha fatto tre giri di pista, intanto Malpensa è rimasta ferma». I tre giri di pista? Il primo è il dehubbing di Alitalia, il secondo l’addio di Lufthansa, il terzo potrebbe essere l’investimento sulla logistica, "portata dentro" all’aeroporto.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Luglio 2011
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