In ricordo di Paolo Borsellino
Il sindacato di Polizia Coisp organizza, come ogni anno, un corteo per ricordare le vittime della lotta alla criminalità organizzata
«Il 19 luglio non è un giorno come gli altri da 19 anni a questa parte. Nello stesso anno, il 1992, già il 23 maggio la mafia aveva lanciato la sua sfida allo Stato alzando il tiro e uccidendo, con una strage, il giudice Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta. Cinquantasette giorni dopo un’altra strage, altri morti, sangue innocente versato in nome della libertà, quella libertà che questo Paese ancora è ben lontano da conquistare finchè non saranno chiari i rapporti tra la mafia ed i mandanti, anche morali, delle
stragi del 1992». Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, ricorda le vittime del 19 luglio, il giudice Paolo Borsellino, gli uomini della sua scorta, tra cui Manuela Loi, la prima donna a morire durante un servizio di scorta, ricordata ogni anno dal Coisp durante l’8 marzo e per farlo il Segretario Generale sarà a Catanzaro proprio il 19 luglio.
Nel capoluogo calabrese alle 16.55 un corteo, formato da associazioni, esponenti politici, società civile e religiosa, si ritroverà in uno di quei quartieri definiti a rischio in cui verrà inaugurato un campo di calcio intitolato a Paolo Borsellino. In questi mesi il Coisp con una delle testate giornalistiche locali, Catanzaroinforma.it, ha promosso una campagna per la diffusione della legalità.
«Cosa c’entra Catanzaro, un quartiere a rischio ma non mafioso ed un campo di calcio con il ricordo di Paolo Borsellino? Ovunque c’è un moto di civiltà che vada nella direzione della diffusione della legalità, ogni cosa ha un senso, l’unico che può assumere, quello di tenere alta l’attenzione sul sacrificio fatto da chi ogni giorno cerca di estirpare la malerba dell’illegalità – dice Franco Maccari – ecco perché il Coisp sarà in prima linea, a fianco delle donne e degli uomini della Polizia di Stato ma anche vicino alla società civile, quella parte buona che è ancora tanta e che ha bisogno di sentire e sapere che quel sangue, insieme a quello di tanti altri innocenti, non è stato versato invano».
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