La protesta contro la Tav passa da Busto
Un presidio per dire no alla TAV davanti alla stazione centrale. «Opera inutile, costosa e imposta con la forza» accusano i manifestanti
Chi è passato dalla stazione centrale la sera di sabato 2 luglio, avrà sicuramente notato una insolita presenza di bandiere e striscioni ai piedi della statua di Enrico dell’Acqua. Si tratta del presidio “NO TAV” che è stato convocato da molte associazioni cittadine. «Siamo qui per dare il nostro appoggio alla manifestazione di domani in Val di Susa» spiega Andrea Barcucci di Legambiete perchè «dobbiamo difendere tutti i beni comuni e tra questi ci sono anche le montagne». Ada Salerno, segretaria cittadina di Rifondazione Comunista, è sicura che «quella di domani sarà una manifestazione pacifica, come le intenzioni di quella di lunedì scorso» anche se il ministro Maroni «ha invaso con 2500 forze dell’ordine una proprietà privata».
Ma al di là di com’è andata meno di una settimana fa, domani il popolo no-tav griderà con ancora più forza le sue ragioni. «Prima di tutto -continua Salerno- siamo contro le opere faraoniche che non servono a niente» dato esiste già una linea ferroviaria tra Torino e Lione che però «viene sfruttata pochissimo: meno del 20% del suo potenziale». Ci sarebbero poi i motivi di salute «perchè la montagna che verrà sventrata è piena di materiale radioattivo» e, infine, quelli economici poiché «sarà una spesa enorme, tutta a carico di noi contribuenti». Cosimo Ceraldi di Federazione della Sinistra precisa poi come «il corridoio 5 (che collegherà Lisbona a Kiew passando per l’Italia, ndr) non porterà alcun beneficio al nostro Paese che, anzi, diventerà semplicemente una zona di passaggio merci». Per questo motivo «è inaccettabile che il governo risponda con uno spiegamento di forze secondo solo al G8 per rispondere alle richieste dei cittadini». Poi si chiede ironicamente «ma quelli dei “padroni a casa nostra” che fine han fatto?». Tutti ricordano poi come le esigenze del paese siano altre. «Oggi è importante investire nelle infrastrutture già esistenti ma che sono in condizioni pietose» come il trasporto ferroviario per i pendolari o il trasporto pubblico locale. Al presidio anche alcuni esponenti dei Verdi che scherzano «da quando Shevchenko se ne è andato dal Milan, a Kiew non ci andrà più nessuno».
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