La Quiete evita il crack
La procura ritira l'istanza di fallimento ma chiede ai Polita il rientro in poco tempo da tutti i debiti. Il pm intanto dà il via libera all'ingresso dei nuovi soci, due imprenditori di Frosinone. Ecco i nomi
La clinica privata la Quiete evita il fallimento. Procura e avvocati hanno trovato una intesa, nell’ambito di un accordo quadro, che evita il crack ma obbliga il gruppo Polita a un rientro entro breve tempo da tutti i debiti. Durante l’udienza in tribunale, questa mattina, il pm Agostino Abate ha revocato l’istanza di fallimento. Ma ha promesso di vigilare sulle buone intenzioni dei proprietari della società (in questo caso, La Quiete Hospital). Il primo passo del piano di rientro è la cessione di due rami d’azienda, la clinica e il laboratorio, a una nuova società che si occuperà della gestione sanitaria mentre i muri rimarranno in capo ai Polita.
I nuovi acquirenti sono Alessandro Casinelli e Alessandro Vallone. Il primo è amministratore di una società di Frosinone, la Ortopedia Italia, che realizza macchinari ortopedici. Il secondo sarebbe invece il figlio di un dirigente del gruppo Angelucci ed è per questo che è uscito nei giorni scorsi il nome degli editori di Libero che ieri hanno tuttavia smentito di essere coinvolti.
L’affare sarà formalizzato in queste ore. La procura considera positivo aver “autorizzato” l’operazione perché va a sanare una situazione complessa e tutela posti di lavoro. I nuovi soci pagheranno circa 4 milioni di euro. L’accordo con gli avvocati prevede ad ogni buon conto che quei soldi vadano proprio a sconto dei debiti accumulati. Infatti 1 milione 300mila euro andrà a dipendenti a fornitori, 1 milione sanerà i debiti accumulati dal laboratorio, mentre 1 milione 700mila euro andranno al curatore fallimentare di una società del gruppo che è già stata dichiarata fallita, ovvero La Quiete Srl (di cui 500mila a una banca e 1 milione 200mila al curatore per sanare una vendita sottocosto della stessa società).
Tutto bene? Per la clinica sì. Il pm Agostino Abate ha valutato che gli acquirenti sono credibili e non ha insistito per il fallimento. Ma per i Polita la strada verso il risanamento, a giudizio della procura, è ancora lunga. Sul tavolo del pm Abate c’è un altro importante dossier. La procura sta valutando il da farsi: potrebbe persino chiedere il fallimento della Ansafin, ovvero la capogruppo degli imprenditori varesini. Secondo il pm ci sono debiti da sanare. La Ansafin è la proprietaria di diversi immobili del gruppo e tra questi anche l’albergo di Capolago che da quanto emerso in tribunale sarebbe già stato ceduto con una trattativa privata.
In serata arriva però anche il commento ufficiale del gruppo Polita che ospitiamo per completezza di informazione. L’avvocato Ivano Chiesa, difensore di Sandro e Antonello Polita – che si occupa della vicenda insieme i colleghi Fabio Febi e Umberto Stradella – esclude nella maniera più assoluta, che possa generarsi un problema fallimentare in capo ad Ansafin. L’avvocato dichiara: «Non mi risulta in alcun modo che ci sia un importante dossier sul tavolo del pm Agostino Abate, che possa riguardare Ansafin. Ritengo doveroso precisarlo a tutela dell’immagine completa del gruppo».
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