“Sperimentiamo forme di convivenza, la paura non è cristiana”
Dopo le proteste contro rifugiati e ramadan, nella festa di San Cristoforo monsignor Carnevali richiama i gallaratesi all'accoglienza e alla speranza. E parla del "desiderio di partecipazione" della città
«Non accogliere gli stranieri è manifestazione di paura e di non-fede. Mentre a Gallarate possiamo sperimentare forme di convivenza per il futuro». Monsignor Franco Carnevali, nell’omelia della messa di San Cristoforo, patrono della città, ha lanciato un appello per la convivenza e l’accoglienza degli stranieri: nelle parole del prevosto è esplicito il richiamo critico verso la mobilitazione contro l’arrivo dei rifugiati dalla Libia e contro il Ramadan islamico. L’autorità religiosa cattolica ha parlato ai fedeli presenti, ma anche agli amministratori (il sindaco Guenzani e la giunta, ma anche consiglieri comunali di maggioranza e opposizione presenti), e ha guardato anche con speranza ai «segnali di partecipazione», all’impegno del volontariato, anche di fronte alle sfide imposte dalla crisi economica.
Il tema dell’accoglienza e delle sfide di una società multietnica è comunque la parte centrale dell’omelia di Monsignor Carnevali: «troppi credenti hanno perso la pienezza della fede in Gesù: hanno paura, cercano risposte umane, si ancorano alle tradizioni» ha detto il prevosto, chiedendosi se si crede «nei valori che arricchiscono il nostro programma di uomini» o se al contrario si chiudono «le porte e il cuore a chi è in difficoltà o a chi deve abbandonare la propria terra». Don Carnevali ha chiesto di guardare «a quel che di bello e di nuovo» offre la convivenza con gli altri, prima che alle difficoltà, senza cedere alla paura: per andare «al di là degli slogan e dei luoghi comuni dell’italianità e della "padanità", per evitare «di erigere steccati, spesso immotivati e dettati solamente dall’emozione o da calcoli politici o propagandistici».
Don Carnevali però ha anche sottolineato gli aspetti positivi della realtà gallaratese, ad esempio «il desiderio di partecipazione che ha caratterizzato l’ultima campagna elettorale, con molte persone che si sono proposte nelle liste», una voglia d’impegno che tocca anche il volontariato e la stessa realtà della Chiesa locale («Chi ha tempo deve metterlo a disposizione per rendere migliore la vita della città»). Anche l’esperienza dell’accoglienza ai rifugiati alloggiati a Cedrate (che coinvolge associazioni laiche e religiose, la Caritas, le comunità straniere) può far diventare Gallarate «un luogo dove si sperimentano forme di convivenza che diventeranno patrimonio comune per ogni luogo». Questa forma di solidarietà si è vista anche nel mezzo della crisi economica: nella prima parte dell’omelia Carnevali ha ricordato che nel decanato il Fondo Famiglia Lavoro ha esaminato 600 domande di persone in difficoltà e ha distribuito 300mila euro alle famiglie bisognose. La crisi morde ancora e per questo il decano ha chiesto ancora uno sforzo ai fedeli e ai cittadini: «Nella barca – ha detto con una metafora ispirata alla pagina del Vangelo proposto dal calendario liturgico – o ci si salva tutti o si va tutti a fondo. E per salvare tutti è realmente indispensabile mettersi in gioco tutti, ciascuno con le sue opportunità». Da chi ha a disposizione appartamenti vuoti e ancora li tiene sfitti nonostante il bisogno di casa esistente («deve sentire il dovere di metterli a disposizione a prezzi accessibili»), agli amministratori che devono usare «onestà e trasparenza» e occuparsi del problema casa con una politica edilizia tesa non solo al bello, ma al bene di tutti, specialmente ai più poveri».
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