Il lunedì decisivo per la manovra finanziaria

Tutte le proposte, i litigi e i tira e molla sui provvedimenti che abbiamo sentito durante questo agosto di fibrillazione dovranno trovare una sintesi precisa per essere avviati al percorso parlamentare

Questo 29 agosto è un lunedì decisivo per le sorti della manovra finanziaria e del Paese. È il giorno in cui tutte le proposte, i litigi e i tira e molla che abbiamo sentito durante questo agosto di fibrillazione dovranno trovare una sintesi precisa per essere avviati al percorso parlamentare.
A muoversi saranno, su diversi fronti, tutte le forze politiche e le parti sociali ed economiche. Partendo innanzitutto dalla protesta dei sindaci a Milano, quella che potrebbe fare più rumore perché sintomo di un’insoddisfazione che gli amministrazioni locali covano da tempo e che si era già vista sfilare con il corteo dei sindaci lo scorso 8 aprile per le strade del capoluogo lombardo.
Il fronte dei sindaci si muove su due lati: ci saranno gli amministratori dei piccoli comuni, quelli sotto i mille abitanti che rischiano di essere falcidiati dalla manovra; accompagnati da sindaci e governatori di città e regioni che invece chiedono una revisione strutturale dei finanziamenti statali e la ripresa di una discussione seria sulla carta delle autonomie.

A Roma, al Senato, scatta l’ultimatum per raccogliere gli emendamenti alla manovra finanziaria. Ogni partito dovrà depositare la propria ricetta contro la crisi scritta nero su bianco. Il presidente dell’aula Renato Schifani aveva auspicato un dibattito che possa coinvolgere maggioranza e opposizione nella stesura del provvedimento e nei giorni scorsi il Partito Democratico ha presentato un piano completamente alternativo per la manovra con una ricetta fatta di lotta all’evasione, liberalizzazioni e tagli ai costi della politica.

In Brianza, a pochi chilometri di distanza dalla protesta dei sindaci, nella residenza ad Arcore del presidente del Consiglio, si terrà, invece, il vertice politicamente più importante. Ai due lati del tavolo siederanno il presidente Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi. Obiettivo: trovare una quadra definitiva e presentare un nuovo equilibrio politico.
Sul piatto, oltre a definire la sintesi di tutte le proposte economiche contro la crisi, è probabile che i due metteranno il futuro del ministro dell’Economia Giulio Tremonti al quale saranno presentate le decisione raggiunte dai due grossi partiti di maggioranza, Lega e Pdl, nel week end. Si tratta sostanzialmente del veto leghista sulla riforma delle pensioni e sui tagli agli enti locali, e l’introduzione di un punto percentuale in più sull’IVA.

Tra le tante voci che si alzano dalle rappresentanze sociali ed economiche si segnalano soprattutto quelle di Confindustria e della Cgil, per motivi diametralmente opposti. La leader confindustriale Emma Marcegaglia ha bollato la manovra, nella giornata di sabato 27 agosto, come «depressiva», un provvedimento che «peggiora di ora in ora» fatto «tutto di tasse» e incapace di avviare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno in questo momento. La Marcegaglia chiede una radicale inversione di rotta.
La Cgil discute, invece, in questi giorni dello sciopero generale annunciato per il 6 settembre. Contro l’impostazione fina qui data alla manovra finanziaria e «l’attacco sferrato contro i diritti dei lavoratori», il sindacato guidato da Susanna Camusso scenderà nelle piazze italiane. Il dibattito sull’opportunità dello sciopero tiene in fibrallazione anche il Partito Democratico.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Agosto 2011
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