In carcere si festeggia la fine del Ramadan

Un centinaio di detenuti di religione musulmana celebrano la ricorrenza con dolci arabi e tè alla menta, e chiedono più spazi e servizi. Il vicecomandante Coviello: "Non siamo un lager, l'istituto è migliorato"

Una festa gioiosa e liberatoria al termine di un lungo sacrificio durato un mese: è la fine del Ramadan, il mese sacro ai musulmani durante il quale vige (tra l’altro) il divieto assoluto di mangiare durante il giorno, con l’obiettivo di purificare il corpo e lo spirito. La ricorrenza è stata celebrata come ogni anno con ritrovi e banchetti in tutto il mondo e, questa mattina, anche nel carcere di Busto Arsizio, dove un centinaio di detenuti di religione musulmana si sono ritrovati per un momento conviviale con tanto di dolcetti arabi, tè alla menta e musica dei paesi d’origine, oltre che per la lettura di un doppio messaggio di auguri dei Cardinali Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e Dionigi Tettamanzi. La festa, organizzata dal personale dell’istituto carcerario, si è svolta con un giorno di ritardo rispetto alla data della ricorrenza: "Quando è iniziato il lungo iter burocratico necessario per arrivare a questo momento – spiega l’educatrice Marianna Marini – non conoscevamo ancora la data esatta, e abbiamo preferito non rischiare di arrivare troppo presto. Si tratta, comunque, di un importante momento di convivialità, pensato per offrire appoggio e rispetto a persone che praticano un culto diverso dal nostro. Per loro è stato un periodo difficile: potevano mangiare solo dopo il tramonto, non era concesso fumare, abbandonarsi all’ira e neppure guardare una donna per più di una volta. Per questo oggi accolgono questo momento con educazione e sacralità".

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I detenuti che hanno partecipato all’evento sono stati divisi in tre gruppi: due hanno festeggiato in mattinata presso il piano attività, il terzo si riunirà nel pomeriggio nel reparto tossicodipendenti. Per loro, la festa è stata soprattutto un’occasione per riunirsi e passare qualche momento insieme: "Ringraziamo tutti di questa opportunità – dice Mehdi, uno dei tanti cittadini marocchini e tunisini detenuti a Busto – questi dieci minuti valgono come 4 giorni di festa. Gli educatori e il personale sono stati bravissimi nell’aiutarci a superare questi giorni". Inevitabile, anche per i detenuti, tornare sull’argomento più caldo delle ultime ore: le difficili condizioni di vita nell’istituto, riportate alla ribalta dalla visita a sorpresa di una delegazione dei Radicali. "Vogliamo l’amnistia – dicono i reclusi – perché vivere in queste condizioni è impossibile. Ci manca l’acqua, abbiamo solo 7 minuti a testa per farci una doccia; ci mancano i momenti di socialità, vorremmo riuscire a parlare di più tra noi e condividere le nostre impressioni. Qui tutti si impegnano per fare il possibile, ma gli spazi sono davvero troppo pochi". Tutti, nessuno escluso, chiedono notizie dall’esterno: vogliono sapere se qualcosa si sta davvero muovendo nella direzione dell’amnistia o dell’indulto, ma anche perché la giustizia italiana è così lenta e i loro ricorsi rimangono pendenti per mesi.

"Crediamo molto in questo tipo di iniziative – spiega il vicecomandante Antonio Coviello – che vanno nella direzione di recuperare i detenuti, offrendo loro valori importanti, e costituiscono anche una valvola di sfogo, un momento di svago e di confronto". Chi vive tutti i giorni all’interno del carcere si è sentito toccato in prima persona dalle dichiarazioni dei Radicali: "Secondo me – dice Coviello – si tratta di esagerazioni. L’istituto è migliorato moltissimo negli anni, grazie a un grande lavoro d’equipe. Non è giusto descriverlo come un lager e del resto oggi, in Italia, carceri-lager non ce ne sono più, o forse non ce ne sono mai stati. Abbiamo un servizio medico 24 ore su 24, psicologi, psichiatri: c’è la massima attenzione nei confronti dei detenuti. Da parte nostra c’è organizzazione e impegno, si resta male a leggere certe cose". I problemi della struttura diretta da Orazio Sorrentino, però, non vengono nascosti: "Gli spazi sono quelli che sono, lo sappiamo – conclude il vicecomandante – e i tagli operati dalla Regione ci hano pesantemente condizionato in molti campi, ad esempio per quanto riguarda i corsi di formazione professionale, che comunque ripartiranno regolarmente tra pochi giorni".

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Pubblicato il 31 Agosto 2011
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