Rebellin, un “nonno volante” conquista la Tre Valli
Il veneto, a quarant'anni suonati, doma la salita di Campione e bissa il successo ottenuto nel 1998. Pozzovivo ancora secondo, Liquigas polverizzata nel momento decisivo
Tredici anni dopo, è ancora Davide Rebellin. La 91a Tre Valli Varesine torna a premiare un’atleta “del secolo scorso”, uno che sa come si vince da queste parti (trionfò già nel ’98) e che ribalta i pronostici interpretando al meglio un finale di gara difficile, dove è necessario dosare al meglio le energie fino all’ultima pedalata. Una vittoria particolare quella del corridore veneto: per lui è la prima dopo la squalifica di due anni per doping arrivata dopo il disonore della medaglia olimpica cancellata dal Cera, la sostanza vietata che lo ha stoppato nel modo peggiore. A Rebellin – cui la classe in bici non è mai mancata – va dato atto di aver avuto una caparbietà fuori dal comune, per tornare in sella a quarant’anni in una piccola squadra (la Miche-Guerciotti) e ritrovare il sapore del podio.
Se Rebellin – che si prende subito l’appellativo di “nonno volante” – ha vinto lo deve anche al “povero” Domenico Pozzovivo, anche stavolta secondo al traguardo nonostante sia stato l’autore dell’azione decisiva. Il lucano ha infatti dato un colpo secco ai 700 metri dall’arrivo mettendo fine alle schermaglie iniziate come di consueto all’inizio della salita finale. Pozzovivo ha commesso l’errore di restare in testa al mini-treno con lui e Rebellin e il veneto, più scaltro e veloce, ha scelto il tempo perfetto per arrivare con il braccio alzato sotto lo striscione conclusivo. Se il podio è completato dal bravo francese Pineau (FDJ) davanti a Enrico Gasparotto (Astana) l’elenco dei battuti inizia niente meno che dalla Liquigas-Cannondale: incredibile la defaillance conclusiva dello squadrone verde-blu che ha vanificato il lungo lavoro svolto per tenere legata la corsa (Basso di fatto è stato un gregario superlativo al pari di Finetto), polverizzandosi con Sagan e Nibali nella fase decisiva. Un errore madornale su cui la Liquigas – non nuova a tattiche saltate per aria all’improvviso – ha di che pensare.
Male anche Cunego, Visconti e in parte Di Luca, mai protagonisti in una gara che non ha comunque tradito le attese. Rispetto agli anni scorsi ci sono state meno azioni, a conferma che questo percorso non è stato impegnativo come quelli delle edizioni recenti (non a caso, sulla salita conclusiva il grosso del gruppo è giunto compatto), ma ciò non ha significato un calo di spettacolarità anzi, paradossalmente, ha ampliato il ventaglio dei possibili vincitori e reso più difficile la gestione delle grandi squadre che infatti hanno pagato dazio.
LA CORSA – Gli squadroni vogliono fare sul serio e la cosa si capisce presto, quando cioè invece dei soliti carneadi vanno in fuga due corridori come Mauro Finetto e Pavel Brutt, e cioè Liquigas e Katusha (con loro anche Rocchetti, per qualche chilometro). Messaggio chiaro agli altri: lavorate voi nel gruppo perché la nostra tattica è diversa. Nella squadra di Cunego fa piacere veder provare l’azione al giovane varesino Tedeschi, anche se poi è addirittura Basso a entrare in un gruppetto al contrattacco sul Gpm di Dumenza (con Sella, Muraglia, Clarke e Torosantucci). Un tentativo che serve a vivacizzare la gara, infiammare i tifosi e di fatto a stoppare Finetto e Brutt che si rimettono a disposizione dei capitani. Cunego si vede solo quando resta attardato ed è costretto a risalire il gruppo come un salmone: Damiano non è in giornata e si vede (anzi, non si vede…) anche quando Malori prova un abbozzo di allungo che la Liquigas detronizza in un amen. La squadra di Basso comanda il gruppo con autorità e tiene coperto Sagan, l’uomo adatto per la stoccata finale; l’unico che trova spazio è Tamayo (Wit) tenuto al vento per qualche chilometro ma senza possibilità di successo. Sotto l’arco di Campione (4 all’arrivo) il gruppo è compatto e nerboruto, con Agnoli a tenere la Liquigas in tensione ma a un certo punto il verde-blu si scolorisce di colpo. Ai -2 c’è una bella azione di Giampaolo Caruso (Katusha) su cui sono costretti a lavorare Basso (ancora lui) e Brambilla della Colnago che riagganciano il fuggitivo all’ultimo chilometro. Parte allora Nibali ma il suo scatto dura 50 metri: ancora la Colnago lancia Pozzovivo, la Liquigas scompare all’improvviso e in seconda posizione emerge Rebellin. Vincerà lui, tredici anni dopo la prima volta, in via Manin a Varese davanti a Di Grande e Sciandri: un secolo fa.
91° Tre Valli Varesine (Besozzo-Campione d’Italia, 195 km)
Ordine d’arrivo: 1) Davide REBELLIN (Ita-Miche) in 4h41’30” (media 41,416); 2) Domenico Pozzovivo (Ita-Colnago) a 4”; 3) Thibault Pinot (Fra-Fdj) a 7”; 4) Enrico Gasparotto (Ita-Astana) st; 5) Simone Clarke (Aus-Astana) st; 6) Egor Silin (Rus-Katusha) st; 7) Federico Canuti (Ita-Colnago) st; 8) Simone Stortoni (Ita-Colnago) st; 9) Miguel Angel Rubiano Chavez (Col-D’Angelo); 10) Danilo Di Luca (Ita-Katusha) a 17”; 12) Bailetti a 22”; 31) Basso a 1’11”.
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