Apprensione e adrenalina nel giorno che cambiò per sempre le nostre vite
Il direttore di VareseNews Marco Giovannelli ricorda i momenti tragici di quando dieci anni fa arrivò la notizia dell’attentato contro le Torri Gemelle. Raccontateci nei commenti cosa stavate facendo voi quel tragico pomeriggio di 10 anni fa
Il direttore di VareseNews Marco Giovannelli ricorda i momenti tragici di quando dieci anni fa arrivò la notizia dell’attentato contro le Torri Gemelle. Raccontateci nei commenti cosa stavate facendo voi quel tragico pomeriggio di 10 anni fa
"Hanno buttato giù una delle due torri a New York". La telefonata di Roberta è arrivata in redazione qualche minuto dopo le tre. Io stavo andando a Milano per una riunione di lavoro. Avevo da poco passato la barriera di Gallarate quando Roberto mi chiamò raccontandomi quanto successo. Mentre stavamo valutando cosa fare, le immagini si erano spostate sull’altra Twin Tower. Un secondo aereo si era infilato dentro la struttura.
Uscii a Busto riprendendo l’autostrada per Gazzada. Nella testa mille pensieri e la preoccupazione per un gesto senza precedenti. Un attacco al cuore della più grande potenza era inimmaginabile.
All’epoca non esistevano i social network e internet usciva da una bolla speculativa lasciando tante realtà con le ossa rotte. Molte esperienze nate con l’idea di un nuovo El Dorado si erano subito scontrate con la dura realtà. Nel mondo dell’ informazione i soggetti che lavoravano nella rete in modo attivo erano ancora pochi. E così il sito di Repubblica, preso dall’assalto da decine di migliaia di persone, andò subito in tilt. Lo stesso avvenne al Corriere. Noi avevamo fatto appena in tempo a cambiare la home page seguendo alla tv l’evolversi della situazione, sempre più drammatica ogni momento che passava. Per diversi dei commentatori, troppi improvvisati analisti di politica internazionale, gli attentati erano opera di terroristi palestinesi. Ipotesi dibattuta a lungo in una diretta televisiva improvvisata alla bella e meglio. Dentro la redazione il fermento si mescolava alla necessità di trovare siti che potessero farci capire meglio cosa stava succedendo. Non c’era Twitter o Facebook e anche solo per il web 2.0 avremmo dovuto attendere qualche anno. All’improvviso il nostro spazio e il nostro sito erano diventati il luogo dell’informazione. All’epoca avevamo il quartier generale dentro la Elmec informatica e così durante brevi pause tanti tecnici e dirigenti passavano da noi per sapere come andavano le cose. Varesenews divenne in un attimo uno degli elementi di maggiore informazione per migliaia di persone del nostro territorio. Fu un pomeriggio terribile. Provammo a cercare alcuni amici che vivevano a New York, ma non era possibile metterci in contatto perché erano saltati tutti i sistemi di comunicazione. Paula lavorava a pochi isolati dall’area dell’attentato e Claudio aveva gli uffici al centro di Manhattan, ma i loro telefoni erano muti, come del resto tutti quelli che vivevano da quelle parti. Le migliaia di chilometri che ci separavano sembravano davvero diversi in quei momenti. L’apprensione per le migliaia di vite coinvolte si mescolava a una adrenalina mai provata per le caratteristiche del nostro lavoro. Abbattevamo distanze e tempi, e internet, dentro un dramma di proporzioni mondiali, si dimostrò un mezzo incredibile. Il mondo, da quell’11 settembre, non sarebbe più stato lo stesso. Lo stesso valse per il nostro lavoro.
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