“C’è un paese da salvare: scendiamo in strada contro la criminalità”

Furti e aggressioni preoccupano il paese. Ora un gruppo di lonatesi decide di reagire tornando nelle strade e cercando di ricostruire il senso di comunità e di solidarietà

In quelle vie dicono che alla sera non ci si può passare, qualcuno ha persino preso a chiamarle "Rione malavita". Ad aprile  hanno arrestato un’intera banda: gestivano lo spaccio di droga ai margini del paese, a due passi da un locale frequentatissimo, birra e cocaina. Intanto si va avanti tra furtarelli, vandalismi, minacce. Sembra la periferia di una metropoli, invece siamo in un paese, al più un paesone, un po’ ingrossato all’ombra di Malpensa: a Lonate Pozzolo la criminalità – micro e anche meno micro – è diventata secondo molti un bel problema, complementare al fantasma della ‘ndrangheta che ha reso famoso questo posto. Ma in questo paese la gente ora vuole reagire, non appaltando la reazione solo a polizia e carabinieri, ma tornando nelle piazze: «Ci troveremo sabato mattina sotto il gazebo in piazza Mazzini, domenica piazza Sant’Ambrogio: l’idea è incontrare la gente, raccogliere, vedere se si può fare qualcosa tutti insieme per tornare a vivere in maniera civile» spiega Nadia Rosa, consigliere comunale dei Democratici Uniti, il centrosinistra locale.

Il mese di agosto ha visto inanellare uno dopo l’altro i grani di un rosario mesto: robe piccole come i furti di biciclette e al cimitero, ma anche episodi più eclatanti come l‘assalto a un bar del centro con una "spaccata". Senza dimenticare lo spaccio che, dalle zone isolate dei boschi circostanti, era approdato fin nel centro del paese. Anche la zona di via Gaggio, tanto amata e strenuamente difesa dai lonatesi, è finita nel mirino, prima con movimenti notturni sospetti, poi con i furti sulle automobili, che di rado sono finiti sulle pagine dei giornali. Poi si sono fregati persino i tombini in una strada periferica. E ancora, aggressioni e minacce nelle strade, soprattutto nella zona di Piazza Mazzini, via Novara, via Sauro. Un mosaico di reati e azioni molto diverse tra loro, che coinvolge italiani e stranieri, fatto un po’ di microcriminalità, un po’ di "giri" più seri, come lo spaccio di coca che sul campo era appaltato a giovanissimi maghrebini. Senza scordare l’ombra della criminalità organizzata, oggi silente dopo le operazioni di polizia e il processo Bad Boys. «Che vuole che le dica? Non c’è neanche da fare denuncia, quelli fanno quel che voglio», dice esasperata una signora di mezza età, in piazza Mazzini.

Fin qui, il quadro della ondata di episodi. Che rimarrebbe un quadro di paese, da botta-e-risposta tra centrosinistra, centrodestra e Lega, da "allarme sicurezza", se non fosse che c’è chi si è messo in testa di affrontare la questione in modo diverso.  Il dibattito è partito sul blog dei Democratici Uniti, che da spazio partitico si è trasformato da qualche anno in uno spazio molto aperto alla discussione. «Stiamo perdendo il paese» ha scritto Roberto Vielmi: lui è stato il primo promotore di Viva Via Gaggio e ha indicato quell’esperienza – allargatasi progressivamente, trasformatasi in battaglia civile al di là degli steccati – come possibile modello «Facciamo come con Via Gaggio» è una delle sollecitazioni rimbalzate sul web ad indicare una mobilitazione che non sia solo di protesta ma anche positiva, che sappia superare gli steccati politici, che sia anche creativa e inclusiva. «Facciamo che i gazebo quel giorno siano più di uno: che D.U., Lega Nord, UdC, PdL siano affiancati per dimostrare interesse e vicinanza nei confronti dei poveri lonatesi che si sentono spaesati. Spaesati, sì: senza paese». Più vigili e più polizia, ma anche più senso di comunità ed educazione.

Lentamente il dialogo sul tema ha iniziato a toccare anche la politica, che deve fare i conti con la disillusione di molti lonatesi. «La cosa più utile è che tutti si rendano conto della gravità della situazione e si diano da fare, denuncino e mostrino solidarietà e attenzione reciproca» dice ancora Nadia Rosa dei Democratici Uniti. Il gruppo di persone da cui è partita l’idea ha cercato contatti trasversali, rivolgendosi ai vari partiti, chiedendo di superare l’immobilismo. Per questo si è scelto di partire con un gazebo proprio nella zona più calda di tutte, quella intorno a Piazza Mazzini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Settembre 2011
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